La parashà che narra il solenne dono della Torà è stata chiamata col nome di Yitrò, il nome di un essere umano. La cosa è assai rara da concederle un’attenzione particolare. Yitrò era il sacerdote di Midyàn. I saggi spiegano che egli aveva conosciuto e riconosciuto tutte le divinità esistenti.
Perchè ricordare ad un convertito le sue origini di idolatra allorchè ciò è vietato dalla legge ebraica? In realtà, agli albori del mondo, gli uomini credevano in un solo D-o. Sapevano che fu Hashem a creare gli astri, per esempio, ma conferirono a queste entità, semplici intermediari, un potere spirituale che non avevano. Ed è così che nacque l’idolatria: da un’errata interpretazione delle funzioni delle varie componenti dell’universo. Affermando che Yitrò conobbe tutti gli dei del mondo, s’intende che, pur conoscendo tutti i mezzi attraverso i quali D-o incanala le Sue energie, egli respinse il servizio di queste forze e dichiarò: “Ora so che Hashem è più in alto di tutti questi dei”.
Secondo il Maimonide, lo scopo della Torà non è solo di diffondere luce ma soprattutto di stabilire la pace. Eppure la Torà esisteva prima del mondo e quindi prima dei conflitti. Di che pace si tratta, allora? Maimonide insiste sullo scopo del dono, non della Torà stessa. A sostegno di quanto esposto da Maimonide, si può riportare il versetto : “I Cieli sono i Cieli del Sig-re ma la terra Egli l’ha data ai figli dell’uomo” a proposito del quale gli esegeti chiariscono il concetto di pace: all’origine, un decreto Divino stabiliva la separazione del fattore fisico da quello spirituale, installando fra essi una permanente dualità. Quindi, la natura stessa della materia impediva di afferrare ed apprezzare la realtà spirituale.
La pace, nell’ebraismo, è lo strumento di riconciliazione fra tutti gli elementi opposti. Con l’evento sinaico, pertanto, D-o annullò questo decreto e incaricò l’umanità di unire le forze antagoniste affinchè possano convivere e collaborare, e in tal modo, renderle costruttive. La serenità prevista dalla Torà implica la rivelazione Divina, ma anche la consapevolezza della Sua presenza sia nel macrocosmo che nel microscosmo. Per mezzo della Torà identifichiamo questa Divinità interiore e ciò ci permette di vivere in armonia con essa. La trasformazione personale di Yitrò rese attuabile il Dono sul Sinai che, a sua volta, tramutò il mondo.
Nei secoli che seguirono, la pratica delle mitzvòt, spiega il Tanya, ha agevolato l’infiltrazione della Divinità nel tessuto dell’umanità e dell’universo. Con la venuta del Mashiach, il contrasto fra poteri reciprocamente avversi sarà eliminato e noi capiremo davvero che questa terra è la Residenza di Hashem.
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