Quando i monti vennero a sapere che D-o intendeva dare la Torà su uno di loro, arrivarono tutti di corsa. Ognuno voleva essere il prescelto. Vi aspiravano in modo speciale il Tabor e il Carmelo.

Il primo disse: «Dileguatevi! Tornate ai vostri posti. Solo io sono degno che su di me venga data la Torà, perché io sono l’unico monte che non è stato invaso dal diluvio»-

Il Carmelo disse: «Andate a innalzarvi lontano da qui. Solo io sono un monte santo, perché un tempo il profeta Elia ha abitato nelle mie spelonche».

Così ogni monte cercava di enumerare i propri pregi. D-o udì la contesa e si rivolse loro dicendo: «Perché litigate tra voi? Io non posso manifestarmi sulle vostre cime, perché sulle vostre rupi è stata praticata l’idolatria e ai vostri piedi si sono innalzati altari per il culto pagano. Sul Tabor, come sul Carmelo e su tutti voi alcuni uomini si sono genuflessi davanti all’opera delle loro stesse mani».

Solo un monte stava appartato nel deserto. Era, nella sua modestia, il Sinai, che non voleva partecipare alla competizione con gli altri. Allora D-o gli disse: «Tu sei il più piccolo tra i monti e non ti fai avanti. Sei puro e inviolato. Nessuna mano di uomo ti ha ancora toccato e su di te non è stato posto alcun simulacro di idolo, pertanto è su di te che deve essere data la Legge che ho destinato al popolo considerato il più piccolo tra i popoli, ma un giorno sarai sulla bocca di tutti, così come il popolo della Legge un giorno sarà celebrato da tutti» (Bereshìt Rabbà 99).