La parashà di questa settimana narra come Yosef rivelò la sua vera identità ai fratelli e si riunì con loro. Nella parashà della settimana precedente è scritto che, quando i fratelli si recarono per la prima volta in Egitto e si incontrarono con lui: “Yosef aveva riconosciuto i fratelli, ma essi non lo riconobbero” (Bereshit 42, 6).

Perché i fratelli non riconobbero Yosef?

Questo potrebbe essere spiegato semplicemente dal fatto che erano trascorsi molti anni da quando l’avevano visto per l’ultima volta. L’avevano lasciato quando era ancora un giovane imberbe, mentre ora si trovavano dinanzi a un uomo.

Il Chassidismo dà una interpretazione differente del versetto. Infatti, i figli di Ya’acòv si erano tutti dedicati a un’occupazione serena e tranquilla, quella della pastorizia. Nei campi, attendendo alle loro greggi, essi non venivano quasi mai a contatto con la gente del paese e vivevano indisturbati servendo D-o poiché volevano evitare che la loro vita trascorresse in un ambiente in cui il cammino prescelto fosse cosparso da tentazioni.

In questo Yosef era superiore a loro. Infatti egli era capace di occupare le più alte cariche dello stato nella più potente nazione di quei tempi senza deviare dalla retta via.

I fratelli non erano in grado di riconoscere, né di ammettere, che diventato vice re dell’Egitto egli fosse potuto rimanere lo stesso Yosef che temeva il Sign-re che conoscevano un tempo, infatti essi non erano al livello spirituale necessario per una simile vita. Anzi, non solo i fratelli, ma persino il padre Ya’acòv, quando apprese che Yosef era ancora vivo e dominava su tutta la terra d’Egitto, si corrucciò al pensiero che il figlio, importante capo di quel potente regno, potesse essersi assimilato agli egizi, adottandone i modi di vita. Sarebbe stato un ben misero conforto per Ya’acòv apprendere che il figlio, di cui piangeva da tanto tempo la scomparsa, era ancora vivo, ma aveva fatto propri i costumi degli egizi!

Solo quando i suoi figli gli dissero che Yosef aveva raggiunto un nuovo e più alto livello di rettitudine e di forza di carattere, Ya’acòv provò una vera gioia. Solo allora fu veramente convinto che Yosef, mio figlio, è ancora vivo, vale a dire che, sebbene Yosef fosse assurto ad un’alta carica in un paese straniero, egli era, nel comportamento, degno figlio di Ya’acòv.

(Saggio tratto da Likkuté Sichot I, p.88; pubblicato in Il Pensiero della Settimana a cura di rav Shmuel Rodal).