Durante queste settimane viviamo il dramma della riunione tra Yosèf e i suoi fratelli, che lo avevano venduto per schiavo ventidue anni prima. Per ora Yosèf, ormai vicere della superpotenza dell'epoca, l'Egitto, non si è rivelato ad essi come loro fratello. Proprio al momento più drammatico Yosèf toglie il "velo" e rivela la sua vera identità.
La paura dei fratelli è che ora Yosèf potrà usufruire del suo grande potere per vendicarsi contro i fratelli. Ma succede tutt'altro: "Non siete voi che mi avete mandato qui, dice Yosèf, ma D-o, in modo che io possa nutrirvi" in questi anni della carestia.
Yosèf fa riferimento qui, praticamente, alla supervisione Divina su ciò che accade in questo mondo. Come se dicesse: Voi pensavate di gestire gli eventi, ma in verità coLui che gestisce è il Creatore. E il Creatore alla fine ha sempre una buona ragione...
Il Rebbe Shneur Zalman di Liadi, usa la medesima logica per un'altro argomento nel testo del Tanya. Se ti viene fatto del male; qualcuno ti offende, ti prendo in giro, o peggio ancora, è normale che "te la prendi" con quella persona e ti arrabbi...
Invece il Talmùd dice che arrabiarsi è grave come... l'idolatria! Perché? perché se questa cosa negativa doveva accadere a te, sarebbe accaduta lo stesso, anche senza il coinvolgimento di quel "terzo". È come se lui non c'entrasse niente! D-o ha molti modi per far sì che accaddano tutti gli avvenimenti. Quindi non riconoscere la mano di D-o è praticamente uguale all'idolatria, ossia a dare importanza a qualunque altra entità che non è il Divino.
Forse pensando a questo saremo più allegri!
ב"ה
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