Tu poi ordinerai ai figli di Israele che ti rechino olio di oliva puro, vergine, per l’illuminazione, per alimentare il lume che deve ardere continuamente. Nella tenda della radunanza, fuori della tenda che è dinanzi alla Testimonianza, Aron e i suoi figli lo prepareranno, in modo che arda dalla sera alla mattina dinanzi al Sign-re, regola invariabile per le loro generazioni da osservare da parte dei figli di Israele (Esodo 27, 20-21).

Guarda come le parole della Torà illuminano l’uomo, quando se ne occupa: chi non se ne occupa non sa e inciampa.

Tutto ciò è paragonato a chi sta nell’oscurità, cammina, trova una pietra, inciampa; trova una fognatura, cade e si trova con la faccia per terra: perché?

Perché non aveva in mano un lume.

Così l’uomo incolto, che non conosce la legge della Torà, trova un ostacolo (lett. Trasgressione), inciampa e muore, perché lo spirito divino grida: Egli morirà per non avere dato retta alla disciplina morale (Proverbi 5, 23), e per disciplina morale non si intende altro che le parole della Torà, come è scritto: Tieniti attaccato al buon costume, non abbandonarlo (Proverbi 4, 13).

Perché muore?

Perché non avendo conoscenza della Torà, cammina e pecca, come è detto: Il cammino degli empi è come le tenebre, essi non sanno dove inciampano (Proverbi 4, 19).

Ma coloro che si occupano della Torà, illuminano in ogni luogo (cioè fruiscono sempre di luce e implicitamente sono fonte di luce).

Il che è paragonabile a chi stando nell’oscurità con un lume in mano, vede la pietra e non inciampa, vede la fognatura e vi cade.

Perché?

Perché ha in mano un lume, come è detto: La Tua parola è come un lume per me quando cammino (Salmi 119, 105).

E così: Quando correrai non inciamperai (Proverbi 4, 12).

E così: L’anima dell’uomo è la luce di D-o (Proverbi 20, 27).

Disse il Santo benedetto Egli sia: «Il mio lume è nella tua mano e il tuo lume è nella mia mano». E qual è il lume di D-o? La Torà, come è detto: Poiché il precetto è un lume e l’insegnamento (la Torà) è luce (Proverbi 6, 23).

Che significa il precetto è un lume? Chi compie un precetto è come se accendesse un lume di fronte al Santo benedetto Egli sia e facesse rivivere la propria anima che è chiamata lume, come è detto: «l’anima dell’uomo è la luce di D-o».

Cosa significa: «l’insegnamento della Torà è luce?».

Molte volte l’uomo desidera compiere con amore un precetto e l’istinto del male gli dice: «Perché realizzi il precetto dal momento che i tuoi beni diminuiscono? Invece di dare agli altri, dà ai tuoi figli».

E l’istinto al bene gli dice: «Dà per la mitzvà (il precetto), guarda cosa è scritto: Poiché il precetto è un lume: come un lume questo è acceso, anche se migliaia di lumi attingono ad esso, non perde d’intensità, così chiunque dà per mitzvà, non vede diminuiti i suoi beni, poiché è detto: poiché il precetto è un lume e l’insegnamento della Torà la luce» (Shemot Rabba 36, 3).

Sono tre gli argomenti affrontati dal midrash.

Si fa riferimento al versetto della Torà, in cui è ordinato a Aron di accendere il lume del Tabernacolo dalla sera al mattino.

Che cosa rappresenta tale lume acceso?

La domanda si fa più scottante se si tiene conto del fatto che la parashà da cui è tratto il brano presentato parla della costruzione del Tabernacolo e non della sua realizzazione pratica, argomento che la Torà affronterà più avanti.

Quindi, dal momento che qui fornisce un dettaglio pratico, vuol dire che l’accensione del lume ha un significato particolare, per cui il midrash dà tre risposte.

Secondo la prima, il lume è simbolo della Legge, della Torà stessa, il cui scopo è illuminare la persona lungo il cammino della vita, per salvarla preventivamente da qualunque ostacolo, da qualunque situazione pericolosa.

Per chi studia, la Torà è un lume acceso, e più studia più il lume è acceso in modo proporzionale, per cui aumenta la consapevolezza per i pericoli quotidiani, per i vari errori che può commettere e quindi ha la capacità di superarli facilmente.

L’opposto è per l’ignorante. Non essendo colto, come fa a prevenire gli sbagli, gli errori e le loro conseguenze?

Vi è un altro concetto che emerge da un versetto che il midrash porta a sostegno della sua tesi: L’anima dell’uomo è il lume di D-o.

Da tale versetto emerge una deduzione fondamentale: per chi studia la Torà, non solo è assicurata la prevenzione da ogni errore, ma anche la vita.

L’anima dell’uomo è il lume di D-o, vuol dire, infatti, che l’anima dell’uomo dipende dal lume di D-o e quindi, se l’uomo osserva la Torà (che è anche lume di D-o) D-o custodisce la sua anima.

La seconda risposta sviluppa in parte il concetto esposto sopra, mettendo in rilievo come l’osservanza pratica del precetto purifica, eleva l’amino dell’uomo.

Nella terza risposta è messo in rilievo il bene che compie l’uomo nel trasmettere questa sua attitudine al prossimo.

Infatti se un uomo divide il bene materiale con il prossimo questo diminuisce. Non così la luce, perché anche se accende migliaia di luci non diminuisce in intensità.

Così chi compie un precetto, anche se ciò talvolta può comportare perdita di tempo o di denaro, se è consapevole dei valori della Torà, non considera la sua azione una perdita, ma al contrario; poiché non solo giova agli altri che attingono alla luce da lui accesa, ma implicitamente ne accresce l’intensità.