Ad Aharòn, il Cohèn Gadòl – Sommo Sacerdote, fu comandato di indossare una veste con dei campanellini appesi all’orlo, così che “Si sentirà il suo suono quando egli entra nel Kòdesh davanti a D-o” (Esodo 28:35). Il Cohèn Gadòl rappresenta la totalità di Israèl nel servizio verso D-o; rappresenta anche coloro per i quali il legame con D-o è ancora una lotta, la lotta per trascendere l’io esteriore, terreno, e portare alla luce la loro vera identità interiore.
Una volta, fu chiesto a Rabbi Israel Baal Shem Tov: “Perché alcuni tuoi discepoli fanno così tanto chiasso mentre pregano? Gridano, agitano le braccia in aria, è come se si gettassero nella stanza. È questo il modo appropriato di avvicinarsi all’Onnipotente?!” Il Maestro rispose: “Hai mai visto un uomo che sta annegando? Grida, agita le mani in aria, lotta con tutte le sue forze contro le onde che vogliono avere la meglio su di lui. Durante la giornata, una persona è inondata dalle esigenze materiali della propria esistenza; la preghiera è il tentativo di liberarsi dalle acque che, arrivando alla gola, minacciano di estinguere la vita spirituale”.
È vero, un servizio verso D-o rumoroso è segno che quella persona non è ancora “arrivata”; se fosse riuscita a trascendere il mondano, il suo sforzo di avvicinarsi a D-o sarebbe più sereno e calmo. Allo stesso tempo però è anche un buon segno: non ha ceduto.
Così, le campanelle che pendevano dall’orlo della veste del Sommo Sacerdote erano una parte indispensabile del suo servizio. Se il “suono” dei campanellini non si fosse sentito, il sacerdote sarebbe stato passibile di morte, poiché se avesse rinunciato all’“orlo” del popolo che rappresentava, avrebbe violato l’essenza della sua missione. Se il suo servizio non avesse incorporato anche le lotte dei suoi fratelli imperfetti, non avrebbe avuto posto nel Santo locale di D-o.
Mele e Melegrane
Alla luce di tutto ciò, possiamo capire il significato della discussione tra i nostri Saggi sui campanelli e le melegrane della veste del Cohèn Gadòl. Il dibattito verte sulla parola “betochàm”, che può essere tradotta sia come “tra loro”, sia come “dentro essi”. La Torà ordina di realizzare, sull’orlo della veste, delle melegrane e dei campanelli d’oro “tra di loro” , o di porre le campanelle d’oro “dentro” i frutti? Secondo il commentatore Rashì le campanelle erano inserite tra le melegrane, ossia, per tutta la lunghezza dell’orlo, i campanellini si alternavano alle melegrane. Secondo il Nachmànide, invece, se fosse stato così le melegrane non avrebbero avuto alcuna funzione. Se fosse stata solo questione di abbellire la veste, avrebbero potuto essere inserite delle mele d’oro, anziché le melegrane vuote, e prosegue spiegando che secondo lui le campanelle erano inserite dentro la cavità delle melegrane, un campanellino dentro ogni melagrana. In effetti, la Menorà era decorata con delle sfere che somigliavano a mele, a solo scopo estetico. Ma perché parlare proprio di mele? E perché, seguendo l’interpretazione di Rashì, il Candelabro era decorato con mele mentre la veste di Aharòn con melegrane?
Entrambi i frutti rappresentano il popolo d’Israèl: “Come un melo tra gli alberi del bosco” (Cantico dei Cantici 2:2); “… La tua tempia è come uno spicchio di melagrana da dietro il tuo velo” (ibid. 4:3). Nel secondo caso, la melagrana rappresenta le persone “vuote”, come spiega il Talmùd: “Anche coloro che sono vuoti possiedono innumerevoli buone azioni, come una melagrana è piena di semi”. La melagrana presenta un contenuto a “compartimenti”: ciascuno dei semi è avvolto nella sua propria pellicola ed è separato dagli altri da una membrana. Allo stesso modo, è possibile che una persona compia innumerevoli buone azioni e che queste restino atti isolati, senza nessun effetto sul suo carattere. Mentre una mela è buona dalla parte più interna fino alla buccia, la melagrana possiede numerose virtù che non diventano però parte integrante di essa; così, la persona simile alla melagrana resta spiritualmente vuota. Questo spiega il legame tra le melegrane e i campanellini della veste sacerdotale. Il campanello rumoroso rappresenta l’individuo che combatte per elevarsi dal suo stato imperfetto e la frizione rumorosa che ne risulta.
Per diventare una mela, però, bisogna essere prima melagrana, e il primo passo consiste nel comportarsi da persone perfette anche senza esserlo. È questa fase preliminare del servizio Divino che Nachmànide vede nei campanelli incastonati nelle melegrane. Esse sono puramente funzionali, la fase preparatoria alla ricerca della perfezione. Se avessero avuto scopo solo decorativo, estetico, sarebbero state le mele complete e perfettte.
Secondo Rashì, la bellezza di Israèl giace anche nelle melegrane; in un certo senso, la lotta per la perfezione può essere ancora più bella della compiutezza dell’uomo virtuoso. Essa viene combattuta con spirito di sacrifico e andando oltre se stessi. Anche se deve essere spesa una vita intera alla ricerca della perfezione, il clamore di questi sforzi è musica per le orecchie di D-o.
Per concessione di chabad.org
Parliamone