Quando Hashèm comincia ad impartire le istruzioni inerenti alla Menorà, dice a Moshè Rabbènu (Mosè): «E tu comanderai ai figli di Israèl e prenderanno per te un olio di oliva puro, pestato (di olive pestate n.d.t.), per la lanterna, per accendere i lumi (Esodo 27:20) ». Sembra un blando precetto di routine invece è più complesso di quanto sembri: la pressione esercitata sulle olive fa produrre un olio pregiato, la pressione esercitata sull’uomo fa scaturire l’essenza dell’anima che si apre completamente e risplende dappertutto. Riguardo all’inizio del versetto, di norma il Sig-re si rivolge a Moshè in questi termini: «Parla o ordina ai figli di Israèl». In questo caso, invece, dice: «E tu comanderai ai figli di Israèl».

Egli desidera che il profeta non si limiti a trasmettere un ordine ma che anch’egli svolga un ruolo molto più importante e coinvolgente. Che tipo di intermediario D-o desidera che Moshè sia? Inoltre, anziché scrivere semplicemente «pestato per illuminare» perché viene scritto «pestato per la lucerna ?» In quanto, concretamente, l’olio doveva illuminare il Tabernacolo e non rimanere statico in cima alla Menorà. La lucerna simboleggia la parte più profonda dell’anima, la sua fonte di luce, il punto d’origine da dove emanano tutti i potenziali e i talenti dell’essere umano. Come l’adrenalina, questa forza incandescente è riservata per i momenti di grande necessità alla quale in genere non ricorriamo perchè non siamo spinti dalla necessità di farlo. Ma nei momenti di difficoltà, «pestato per la lucerna», la luce dell’anima si accende e ci conferisce poteri straordinari, quali quelli dei lumi della Menorà.

In circostanze disperate gli ebrei furono in grado di rimanere legati alla Torà attraverso i secoli, nonostante i gravi rischi che questo legame faceva correre loro. Hashèm metteva il popolo in condizioni che li “pestavano, pigiavano, schiacciavano” ma esse in realtà erano opportunità uniche per fare prova di coraggio, di crescere, di emanare faville che irradiavano tutto il mondo. Tuttavia, c’è un altro ingrediente necessario ad incanalare il dolore e a trasformarlo in energia produttiva. «E tu comanderai ai figli di Israèl» viene pronunciato con il verbo all’imperativo «Tetzavé-comanderai» che ha anche un altro significato: connettere. Inteso così, cambia la lettura del versetto: «E tu (Moshè) connetterai i figli di Israèl (ad Hashèm) e prenderanno per te un olio di oliva puro». Pertanto, il ruolo della guida spirituale è di far riavvicinare il popolo al Creatore.

Come spiega la Kabbalà, Moshè era un maestro nell’arte di coltivare e nutrire la fede in Lui, la quale, sebbene intessuta nella nostra anima, tenderebbe a rimanere astratta e ignorata se non sollecitata, se non per gli sforzi da parte di Moshè per renderla più percepibile e attiva. Questa è la missione di un capo di Israèl: ispirarci a tradurre il malessere in benessere. Infatti, evocando l’olio della Menorà, Hashèm addita Moshè ingiungendogli: «Tu connetterai» ovvero: «Il tuo ruolo è vitale per riallacciare la coscienza del popolo al suo Creatore». È sua incombenza far risvegliare la fede e spronare la sorgente luminosa a sgorgare e a manifestarsi in modo dirompente e fiammeggiante.

Ogni generazione ha il suo Moshè

E ogni generazione è dotata del Suo Moshè Rabbènu. All’epoca dell’esilio in Persia gli ebrei si affidarono a Mordechai che infuse loro fiducia e coraggio e permettendo loro di legarsi al Sig-re con un’intensità mai sentita prima. Ecco perché è importante una lettura più esplorativa dei Testi, come ce la propone la Kabbalà. Confrontati ad ostacoli gli ebrei attingeranno alla lucerna, accederanno a più luce e a forze che non sospettavano mini mamente di possedere. Succede che una guida abbia il privilegio di vivere in un’epoca segnata da libertà e prosperità nella quale nessun membro dell’assemblea è « schiacciato ». In questo caso come deve comportarsi per far scaturire le scintille, per ricavare l’olio dalle olive schiacciate? Questo Moshè ha un’occasione straordinaria: deve indurre e ispirare la sua gente a generare da sé sfide da vincere, a prefissarsi degli obiettivi da raggiungere, dei livelli più alti da superare. È ovvio che in situazioni del genere nessuna forza esterna si accanisce contro di voi: né Persiani, né Greci, né Romani, né comunisti sovietici. Ma voi, siete davvero felici? Siete davvero soddisfatti del vostro status quo? Vi sentite realizzati in questo lungo esilio spirituale? Questo Moshè Rabbènu ci suggerisce una visione di una vita più intrisa di senso, più rivolta verso l’Alto fino a sentirci completamente insoddisfatti e persino gravati dalle comodità, dall’agio, dalla sicurezza. E solo così l’olio comincerà a sprizzare. Questo è indubbiamente l’olio più prezioso di tutti.