La parashà di Tetzavè è l'unica parashà, in seguito alla nascita di Moshé Rabenu, in cui il nome di Moshé non appare nemmeno una volta.
I nostri saggi spiegano che la ragione di questa omissione è dovuta alla richiesta fatta da Moshé a D-o dopo che il popolo ebraico aveva commesso il peccato del vitello d'oro: "E se no (se non li perdonerai ndt), cancellami, Ti prego, dal Tuo libro che Hai scritto".
Le parole di uno Tzaddìk (un giusto) sono significative e si realizzano sempre, anche se sono legate al contesto e alla condizione in cui vengono pronunciate.
Per questo motivo nella nostra parashà si sono realizzate in parte le parole di Moshé ed il suo nome non viene menzionato, proprio come se fossa stato cancellato.
Se si legge però il testo attentamente, si scopre un fenomeno interessante: proprio la parashà in cui viene 'cancellato' il nome di Moshe comincia con le parole 'Veatà Tetzavè - E tu comanderai', riferite proprio a Moshé!
Il nome di un individuo è di minore importanza rispetto alla sua natura ed essenza. Il nome serve solamente ad essere individuato e distinto dagli altri, ma in teoria si potrebbe vivere anche senza un nome. Un neonato ad esempio vive i suoi primi giorni senza avere un nome e solo durante il Brit Milà gliene si dà uno. Da ciò si può dedurre che quando ci si rivolge a qualcuno usando la seconda persona - 'tu' - invece del nome, ci si rivolge ad un livello superiore dell'individuo.
Seguendo questa chiave di lettura, l'omissione del nome di Moshé e l'uso del 'tu' sottolineano ancora di più l'essenza di Moshé.
La vita di Moshé era la Torà ed in effetti quando parliamo della Torà la chiamiamo 'Toràt Moshè - La Torà di Moshé'.
La sua grandezza però viene definita meglio nel momento in cui il popolo peccò, separandosi così da D-o: Moshé era disposto a sacrificarsi cancellandosi dalla Torà, il che significava cancellare la propria esistenza, sia materiale che spirituale.
Moshé e gli ebrei erano una sola entità, ognuno di loro dipendeva dall'altro, come spiega Rashi nel suo commento: "Moshé è Israel, ed Israel è Moshé."
Proprio la devozione di Moshé e la sua prontezza a sacrificarsi per il bene degli ebrei esprimono più di ogni altra cosa la sua essenza, la vera essenza della guida degli ebrei.
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