Ogni mattina ringraziamo D-o per aver “cinto Israele con forza” (benedizioni del mattino) e secondo il Talmùd (Berachòt 60b), si dice questa benedizione quando ci allacciamo la cintura. Il concetto di “cintura” è associato alla forza: nei Salmi (65:7), ad esempio, D-o viene descritto come “cinto da forza”. L’ebraismo però attribuisce alla cinta anche una dimensione più spirituale. Essa viene legata al corpo tra il cuore e i lombi, a separare simbolicamente le parti inferiori dell’uomo dal cuore e dalla mente. Molti chassidìm, infatti, indossano una cintura rituale (chiamata “gartel”) durante le preghiere, per bandire qualsiasi pensiero inappropriato. Così, nelle nostre preghiere mattutine noi ringraziamo D-o di averci avvolti dalla forza di carattere, permettendoci di congiungerci solo a ciò che è santo e Divino. Il commentatore Abudrahàm collega questa benedizione al verso in Geremia (12:11): “Come la cinta è legata attorno ai lombi dell’uomo, così ho legato l’intera casa d’Israèl a Me”. Quindi, preghiamo D-o che ci leghi a Lui e, allo stesso tempo, abbiamo bene in mente che questo legame esige purità di spirito e forza di carattere. La forza spirituale dell’ebreo si traduce in forza fisica, poiché D-o protegge i Suoi figli quando seguono le Sue vie (nel commento di Etz Yosèf).
La Cintura del Cohèn
Tutto questo ci porta alla cintura che indossavano i Cohanìm (Sacerdoti), descritta insieme alle altre vesti nella parashà di Tetzavé. La cintura andava indossata sotto il cuore, portando il Talmùd (in Erachìn 16a) ad affermare che essa espiava i pensieri impuri del cuore purificandolo e legandolo a pensieri santi relativi al servizio divino.
Sempre il Talmùd (Yomà 6a) riporta anche un’affascinante discussione sull’ordine in cui Moshè legò le cinture ai sacerdoti nel giorno dell’inaugurazione del Tabernacolo. La Torà descrive questo giorno due volte, la prima quando D-o dà istruzioni a Mosè (Esodo 29:5-9), e la seconda il giorno dell’inaugurazione vera e propria (Levitico 8:7-13), ma c’è una differenza tra le due narrative. Nella prima D-o dice a Mosè di vestire prima Aharòn, il Gran Sacerdote, e poi i suoi figli, gli altri Cohanìm; alla fine, gli dice di legare le cinture a ciascuno dei Sacerdoti. Nel Levitico, dove si descrive il giorno dell’inaugurazione, Moshè veste prima Aharòn, legandogli anche la cintura, e poi i suoi figli, con vesti e cintura. Il Talmùd riporta due opinioni diverse su questa differenza. Secondo la prima, Moshè legò tutte le cinture in una volta, ma la Torà dice che furono legate separatamente per insegnare che la cintura del Cohèn Gadòl era fatta di un materiale speciale, e non era scambiabile con le cinture degli altri Sacerdoti. Sono state tutte legate nello stesso momento ma erano due tipi diversi di fasce. La seconda opinione spiega che Mosè effettivamente legò le cinture separatamente, e la Torà con questo ci insegna che le cinture erano tutte uguali, fatte dello stesso materiale e interscambiabili.
La Disciplina Del Genitore
Essendo la Torà eterna, valida in ogni luogo e in ogni tempo, in cosa queste vicende sono attuali? Ecco una proposta. La cintura rappresenta la forza fisica e la purezza del cuore. Quando si allevano i figli, a volte bisogna ricorrere alla severità e alla disciplina. Però, allo stesso tempo, vanno mantenuti anche amore e purezza di cuore. La cintura avvolgeva Aharòn e i Sacerdoti per portarli ad essere forti. Allo stesso modo, noi educhiamo i nostri figli per infondere loro forza e coraggio, non certo per distruggerli. La differenza fra le due opinioni del Talmùd è se dobbiamo o meno mostrare amore nella fase di disciplina. Secondo la prima opinione, all’inizio Aharòn si trovava di fronte al popolo con le vesti libere, a rappresentare il solo amore, e successivamente gli veniva legata la cintura della forza, ma a quel punto gli ebrei sapevano che, anche quando era legata la cintura, erano amati. Così, i genitori devono mostrare che amano i figli anche quando li disciplinano. La seconda opinione è in disaccordo, e sente che ci deve essere un tempo per ogni cosa, che c’è il momento per l’amore e il momento per la disciplina. Qualunque dei due metodi si decida di adottare, ci deve sempre essere amore. Una parola detta con rabbia e astio non può più essere ritratta.
Di Rav Lazer Gurkow
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