I fratelli di Yosef, visto che il loro padre era morto, pensarono: «Forse Yosef ci serberà rancore per tutto il male che gli abbiamo fatto».

Mandarono messi a Yosef…

«Dite a Yosef: perdona la colpa dei tuoi fratelli!».

Mentre gli parlavano pianse… disse loro: «Non temete! Sono forse al posto di D-o? Del male che avete pensato di farmi, D-o di è valso a fin di bene. Non abbiate paura, io manterrò voi e i vostri figlioli» (Bereshit 50).

Disse rabbi Shim’on: «Troviamo nella Torà, nei Profeti e negli agiografi che un uomo deve uscire d’obbligo verso l’uomo e verso il Creatore.

Dalla Torà dove si impara?

Come è detto: Allora sarete esenti dalla colpa sia di fronte al Signore che di fronte a Israele (Numeri 32, 22)».

È detto: e videro i fratelli di Yosef che il loro padre era morto.

Cosa videro?

Disse rabbi Yitzchak: «Videro Yosef che, quando tornò dalla sepoltura del padre, andò a guardare dentro il pozzo (in cui era stato gettato dai fratelli, cf Bereshit 37, 23-24), ma egli fece ciò con buone intenzioni».

Disse Yosef: «Quanti prodigi mi fece D-o, che mi ha salvato dal pozzo»; ma i fratelli non sapevano che cosa avesse in mente Yosef in quel momento e così pensarono. «Forse Yosef serberà rancore…!».

(Mishnà de Rabbi Eli’ezer, cap 7)

La storia di Yosef è complessa. Qui ne è riportata solo una piccola parte. Come si sa, i fratelli vendettero Yosef, o per lo meno furono la causa della sua vendita.

Yosef finì in Egitto, dove divenne viceré.

Più tardi si incontra con la sua famiglia, che si stabilirà in Egitto, nella terra di Goshen.

Finché il padre Ya’acòv era in vita, i fratelli si sentivano coperti da un’eventuale vendetta da parte di Yosef; ora, invece, con la morte del padre, si sentono insicuri.

I commentatori vedono nella frase superflua – visto che il padre era morto – la causa del loro timore. I fratelli avrebbero notato, dopo la morte del padre, un atteggiamento strano da parte di Yosef.

Disse Rashi: «Non li invitò alla sua tavola come era solito fare».

Secondo il midrash il motivo della loro paura è un altro.

Yosef, dice il midrash, non è una persona che dimentica il bene ricevuto da D-o ora che vive in prosperità.

Infatti, tornando dalla sepoltura del padre (avvenuta nella terra di Israele), si avvicina al pozzo, ricordando in quel momento della sua vita intrecciata di salite e discese:

prima viene gettato nel pozzo, poi venduto a Potifar in Egitto e lì è nominato supervisore della casa.

In seguito viene mandato in prigione da dove esce e diventa viceré.

Nella mente di Yosef vi erano buone intenzioni: «Quanti prodigi mi ha fatto il Signore D-o che mi ha salvato da questo pozzo».

Tuttavia Yosef ha commesso un errore: nel momento del ringraziamento a D-o ha trascurato un elemento importante, i fratelli.

È necessario, quando si compie un’azione, che essa sia comprensibile non solo per il Signore, ma prima di tutto per gli uomini.

Questo è l’insegnamento del midrash, che fa notare sia i lati positivi di Yosef, sia i suoi errori.

Yosef, accortosi della sua trascuratezza, rimedia subito dando un esempio di umiltà e onestà, per questo i Maestro l’hanno chiamato Yosef hatzadik, Yosef il giusto.