"Ya'acòv chiamò i suoi figli, dicendo: radunatevi e vi dirò ciò che vi accadrà alla fine dei giorni. Radunatevi e ascoltate, figli di Ya'acòv, ascoltate Yisrael vostro padre".

Leggiamo attentamente: prima invita al raduno per comunicare ai figli una cosa che accadrà nel futuro, poi ripete l'invito al raduno.

I Maestri vedono in questo anche la seguente allusione. Ya'acòv voleva rivelare loro il ketz ovvero il momento della fine dell'esilio, il momento dell'arrivo del Mashiach, ma l'ispirazione Divina lo abbandonò in quel momento, perché quella informazione doveva rimanere nascosta. Ya'acòv quindi inizò a parlare d'altro.

Il midràsh citato dal Talmud (Pesachìm 56a) racconta che Ya'acòv si spaventò quando l'ispirazione Divina lo lasciò perché pensò "forse tra i miei figli c'è qualcuno che non è degno?" I figli lo calmarono dicendogli: Shemà Yisrael - ascolta nostro padre Yisrael, Hashèm Elokènu Hashèm Echàd, crediamo tutti nell'unico nostro D-o come te. In quel momento Ya'acòv reagì dicendo Barùch shem kevòd malchutò le'olàm va'èd!

Notiamo che tutto ciò avviene in un momento in cui Ya'acòv voleva parlare della redenzione dall'esilio. È molto interessante che i Maestri raccontano un altro episodio riguardante lo Shemà sempre con Ya'acòv e proprio nei primi momenti del suo esilio in Egitto.

La Torà racconta che al momento dell'incontro di Yosèf e Ya'acòv dopo molti anni di separazione, il figlio "attaccò il suo cocchio e salì a Gòshen incontro a suo padre Yisrael. Gli si comparve, gli si gettò al collo e gli pianse molto al collo". La descrizione è strana perché l'unico soggetto del versetto è Yosèf (secondo Rashì), come se Ya'acòv non avesse reagito. I Maestri dicono che Ya'acòv non reagì in quel momento perché stava recitando lo Shemà.

Cosa c'entra sempre lo Shemà con l'esilio e la rendenzione?

Secondo i Maestri del Talmud (berachòt 13a) una delle allusioni presenti nella parola "shemà-ascolta" è che lo Shemà è valido anche se lo si recita "in qualsiasi lingua che uno ascolta", ovvero se uno non capisce l'ebraico e recita lo Shemà in un'altra lingua la mitzvà è ugualmente valida.

A questo si aggiunge un'ulteriore allusione nella lettera finale della parola shemà che è la 'ayin ע. Il valore numerico di questa lettera è 70 ed allude alle 70 nazioni, ognuna delle quali ha la propria lingua. Il senso è che il messaggio dell'unico D-o presente nello Shemà, si espanda e sia accolto da tutte le settanta nazioni.

Il senso più mistico dell'esilio è che il popolo ebraico porti con sé questo messaggio verso tutto il resto del mondo mentre la redenzione rappresenta il successo raggiunto in questo compito.

La cosa è allusa anche nel nome di Ya'acòv, che in ebraico si scrive con le lettere י ע ק ב. Il Zohar scrive che le lettere י ב ק sono le iniziali delle parole Yichùd, Berachà, Kedushà che significano "Unità (del Divino), benedizione e santità". Il compito di Ya'acòv e della sua progenia è di fare riconoscere tutto tutto ciò anche a tutta l'umanità, rappresentata dall'altra lettera del suo nome la 'ayin che rappresenta tutte le nazioni.