La storia, e quindi la vita, è fatta di piccole vignette ma anche di vastissimi quadri. Spesso bisogna capire bene il quadro vasto per potere gestire meglio le piccole vignette…

Il racconto del libro di Genesi si avvia verso la sua conclusione. Questa settimana si legge della morte di Ya'acòv e della sua sepoltura a Chevron nella terra d’Israele. Conclusa con la sua morte l’epoca degli Avi, rimane la prossima generazione, “i fratelli”.

Un racconto: Dopo la morte del padre, i fratelli si rendono conto che Yosef (Giuseppe) non è più vicino a loro come lo era una volta.

I fratelli si spaventano. Non sarà che Yosef li ha sempre odiati per ciò che gli avevano fatto quand’era giovane? Non sarà che ora, morto il padre, si rivendicherà contro di essi in qualche maniera?

Convinti di questa loro idea, creano una “delegazione” di fratelli per farsi perdonare da Yosef. Yosef sente le loro parole e piange mentre parlano.

“Voi pensavate di farmi del male [ma] D-o lo intese per il bene, per operare quel che avviene oggi, per manteren in vita un grande popolo”.

Secondo alcuni commentatori Yosef piange dalla disperazione. Come se dicesse “Ma come è possibile che stato ancora pensando a queste cose? Non vi rendete conto del fatto che tutto è progettato da D-o per un fine buono? Non avete forse notato che in qualche modo avrei dovuto arrivare in Egitto secondo un progetto Divino per essere la persona giusta al posto giusto nel momento giusto? Siete stati semplicemente delle pedine, protagonisti di una piccola vignetta che faceva parte di un vasto quadro”

“Ora che siete in Egitto, non è forse giusto riprendere l’opera degli Avi, iniziata da Avrahàm – quella di difondere tra tutti i popoli la conoscenza di un solo Creatore?”

La perdita di visione del riquadro vasto è infatti motivo di pianto.

Secondo un insegnamento del Rebbe di Lubavitch, è giusto piangere per i problemi del prossimo, ma non per i propri problemi. Per quanto riguarda se stessi bisogna alzare le maniche e mettersi all’opera.