"Mi Morì Rachèl... e la seppellii là, sulla via per Efràt" (Bereshìt 48, 7)
p>Rashì aggiunge che Ya'akòv con le sue parole lasciava intendere di aver agito in base alla volontà di H-shèm: "Sappi che la seppelli là in base alla parola (divina), affinché [in futuro] possa venire in aiuto ai suoi figli: quando Nevuzaradàn li condurrà in esilio ed essi passerano per di là (Efràt), Rachèl uscirà sulla sua tomba, piangerà e chiederà misericordia per loro, come è scritto (Yirmeyà 31, 14): "Si ode una voce dal colle... Rachèl piange per i suoi figli..." e H-shèm le risponderà (ibid. 15): "Le tue azioni verranno ricompensate".Ya'akòv e Rachèl
Ya'akòv e Rachèl rappresentano la perfezione della coppia nell'ambito del popolo ebraico. Ya'akòv era, in base a quanto affermano i saggi, il "migliore dei patriarchi" e Rachèl ne era, fra le quattro, la moglie principale (come affermò Ya'akòv stesso: "Mi morì Rachèl"). Pertanto si possono riscontrare in essi gli aspetti che caratterizzano l'uomo e la donna di Israèl.
Ya'akòv chiese che la sua salma venisse condotta in Eretz Israèl e di essere seppellito là. Egli ambiva alla perfezione spirituale da lui raggiungibile e pertanto richiese di essere seppellito in un luogo sacro. Rachèl invece, simbolo del sacrificio, rinunciò al suo desiderio di essere seppellita in un luogo sacro al fine di poter venire in aiuto ai figli, in futuro. Pertanto H-shèm le promise: "Le tue azioni verranno ricompensate".
Marito e Moglie
Questa differenza fra Ya'akòv e Rachèl è simbolo dei diversi compiti dell'uomo e della donna. Benché ad entrambi si applichi la regola per cui l'essere umano sia stato creato per servire H-shèm (Mishnà, fine di Kiddushìn), ciascuno di essi ha un compito diverso. Sull'uomo, che deve ambire alla perfezione, ricadono molti più doveri che sulla donna e pertanto egli è tenuto anche a dedicarsi allo studio della Torà, a pregare e a portare il divino anche nella realtà terrena.
La donna invece "sacrifica" le proprie ambizioni a favore dei figli, essendo esonerata dai comandi legati al tempo (Mishnà Kiddushìn 29, 1), in quanto su di essa ricadono doveri più importanti e fondamentali, ossia di crescere e di educare la generazione futura. Se così facendo essa rinuncia in qualche misura alla propria perfezione, ciò che la motiva è la sua disponibilità a sacrificarsi per i propri figli.
Dipende dalla Madre
Trova così espressione il grande valore della donna. Mentre l'uomo, immerso qual è nella ricerca spirituale e nei traguardi raggiunti, rischia spesso di cadere nella rete dell'orgoglio - che è a un solo piccolo passo dalla soddisfazione - nella donna, in cui il sacrificio si manifesta in misura maggiore, l'anima ebraica interiore splende senza essere velata dall'ego e dall'orgoglio.
Per questo motivo l'appartenenza al popolo ebraico dipende dalla madre: l'essenza ebraica della persona scaturisce dalla cosiddetta essenza dell'anima, che splende in maniera manifesta proprio nella donna.
Pertanto, fu la grande rinuncia della donna ebraica per eccellenza, Rachèl, a portare alla promessa (Yirmeyà 31, 16): "E i figli faran ritorno al loro territorio".
Come lei, le donne di Israèl saranno coloro che porteranno le Redenzione finale, come è scritto: "Grazie alle donne tzadkaniòt verrano redenti in futuro".
Likkuté Sichòt vol. XXX, da Shulchàn Shabbàt
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