Il nucleo familiare ebraico è chiamato un piccolo Mishkan, santuario. Esso possiede la qualità del Tempio di essere una dimora per D-o. La lettura della parasha di questa settimana descrive il santuario che Moshe e il popolo ebraico avrebbero costruito. Lo edificarono prima di lasciare la regione del sinai e lo trasportarono con loro per tutto il periodo di peregrinazioni di 40 anni nel deserto. Poi lo trasportarono in Terra d’Israele. Fu poi sostituito dal Tempio di Gerusalemme.

Nel comandamento di costruire il Santuario D.o disse a Moshe:”Mi faranno un santuario e io risiederò fra loro” D-o non dice:”Risiederò in esso”, nel santuario, ma “fra loro”. I saggi spiegano che questo significa che D-o risiede nel cuore di ogni ebreo, uomo o donna. Ogni persona è sacra, e la casa in cui essa risiede lo è allo stesso modo. Il Santuario o il Tempio possedeva tre caratteristiche fondamentali che potenzialmente si ritrovano in ogni casa ebraica.

Per prima cosa era una fonte di conoscenza della Torà: nel Santo dei Santi erano depositate le Tavole della Legge sulle quali sono scolpiti i dieci comandamenti che Moshe aveva riportato dal monte Sinai. Inoltre quando Moshe concluse la scrittura del rotolo della Torà, un esemplare fu depositato all’interno del Santo dei Santi. In secondo luogo il Tempio è chiamato una “casa di preghiera”. È la porta del cielo. Poiché tutte le preghiere dirette a D-o passano attraverso questa casa. Nelle generazioni che seguirono qualunque fosse il paese in cui vissero, gli ebrei si sono sempre girati verso il Tempio di Gerusalemme per pregare. All’interno del tempio, il servizio compiuto ogni giorno esprimeva la devozione assoluta al Divino, l’essenza della preghiera. Infine nel Tempio si trovava la Tavola d’oro sulla quale erano depositati 12 pani. Questo esprime il fatto che D-o manda un flusso di benedizioni nel mondo per provvedere ai bisogni di ogni creatura.Questo flusso di benedizioni passa per il Tempio, poi irradia all’esterno verso il mondo, fornendo cibo e sussistenza a tutti.

Ognuna di queste tre idee è legata in qualche modo al nucleo familiare. Vediamo come: Il nucleo familiare è un centro di studio della Torà, dove il marito, la moglie e i figli consacrano regolarmente del tempo nell’ esplorazione degli insegnamenti della Torà. I libri di Torà fanno parte ovviamente dell’arredamento. Molte persone organizzano dei gruppi di studio o dei corsi di Torà nelle proprie case.

E per quanto riguarda la preghiera? Eppure la maggior parte delle preghiere avviene nelle sinagoghe! Però molte preghiere vengono fatte in casa: le benedizioni del mattino, quelle che si pronunciano prima e dopo aver mangiato, e lo shema prima di coricarsi. Per coloro che non si recano in sinagoga, la casa rappresenta il luogo più adatto alla preghiera. D-o diffonde delle benedizioni nel tempio e da lì si espandono per tutto il mondo. La benedizione divina che si diffonde nella casa ebraica, anch’essa viene condivisa attraverso un’ospitalità calorosa e attraverso degli atti di benevolenza. La scatola della carità posta in casa esprime questo concetto, così come tutti gli atti di generosità che vi si svolgono, indirizzati alle persone estranee al nucleo familiare. È così che la casa ebraica è veramente un “piccolo Santuario”. Così come il Tempio, è un centro di Torà, di preghiera e di generosità. In casa come nel Tempio, risiede la Presenza Divina.

Likute Sichòt