"Lo scopo della creazione dell’uomo e della creazione di tutti i mondi, inferiori e superiori è che ci sia per D-o una residenza nei mondi inferiori" (Tanya, Rabbi Shneur Zalman di Liadi). La Torà dedica ben tredici capitoli al Mishkàn-Santuario del Tempio, istruendone la costruzione nei minimi dettagli. Il Maimonide suddivide l’universo in tre strati:

1- la materia non raffinata, ovvero la terra e le creature terrestri;

2- la materia raffinata costituita dalle stelle e i corpi celesti;

3- infine, gli esseri completamente spirituali, gli angeli.

Estendendo la suddivisione al regno del tempo, i sei giorni lavorativi sono la materia non raffinata, lo shabbàt è la materia raffinata e Yom Kippùr è il giorno integralmente spirituale. Tra il popolo ebraico la piramide è costituita dagli “Israèl” la maggior parte del popolo; dai Leviti e Cohanìm - sacerdoti; dal Cohèn Gadòl-Sommo Sacerdote. Nel Mishkàn, le tre categorie sono rappresentate dal cortile, dal Kòdesh, stanza esterna e dal Kòdesh Hakodashìm- il Sancta Sanctorum, la stanza interna. A sua volta, il cortile comprendeva anch’esso tre settori: ”l`ingresso” dove i sacerdoti

procedevano alle abluzioni purificatrici e dove si bruciava il grasso dei sacrifici, simbolo dell’eccesso di materialità dell’uomo; il Santuario, dove i cohanìm procedevano a servizi più eccelsi: l’accensione della Menorà, la combustione degli incensi e la disposizione sul Tavolo dei “Pani di Presentazione”, mangiati a shabbàt dai cohanìm; infine, il Kòdesh Hakodashìm, contenente l’Arca Santa, nel quale il Cohèn Gadòl entrava solo a Yom Kippùr, giorno di massima trascendenza della materialità nel servizio divino dell’uomo.

Tre Livelli di Evoluzione Spirituale

I tre reparti rappresentano i tre livelli nei quali evolve l’israelita: egli aspira a creare per Hashem una casa nelle sfere inferiori anche se indaffarato in occupazioni profane della vita quotidiana; egli serve D-o cercando di raffinare questo mondo; egli serve D-o nei momenti più elevati. La residenza per il Sig-re è il luogo tramite il quale D-o si rivela all’uomo e contemporaneamente dove l’uomo serve il Sigre. Secondo Nahmanide il cabbalista, il cuore del Mishkàn è l`Arca Santa poiché è scritto: ”Comunicherò” con te lì, parlandoti al di sopra del Kapòret – sipario dell`Arca.” (Esodo 25:1). Mentre per il Maimonide, uomo di Legge, l`Altare funge da perno per tutta la struttura perche lì si esprime la volontà umana di consacrare a D-o la propria “profanità”.

Le due opinioni convergono in quanto, per rendere questa terra degna di accogliere il Sig-re, è necessario uno scambio fra le due parti: nel Mishkàn, l`uomo si faceva ricettacolo, tramite i sacrifici, all’infinità di D-o e contemporaneamente ogni rivelazione divina - dall`Arca, quale risposta, il Sig-re emetteva la Sua voce al di sopra del Kapòret attraversando lo spazio fra i due Cherubini - non era altro che una forza data all’uomo affinché egli riveli la Divinità implicita nello spazio “finito”, delimitato, della sua esistenza fisica.

(Likutè Sichòt)