Zaccaria 2:14–4:7
Nella haftarà è menzionato, come nella parashà, un candelabro d’oro.
Il profeta rivolgendosi a Gerusalemme invoca il canto della figlia di Tzion (Israele), perché in quel giorno molte nazioni si uniranno all’Eterno. Il Sign-re abiterà in mezzo a lei e presceglierà ancora Gerusalemme, Giuda sarà di nuovo il suo retaggio.
Il profeta riferisce di aver visto il sacerdote Yehoshua’ che stava davanti all’inviato del Sign-re, e il Satan (l’angelo accusatore del Tribunale Celeste) che stava a destra per contrastarlo. Il Sign-re rimprovera al Satan poiché egli (il sommo sacerdote Yehoshua’) ha sì gli abiti sudici (si è macchiato di alcune colpe) ma è un tizzone scampato al fuoco (cioè è sopravvissuto all’esilio, egli fu infatti tra i primi a ritornare a Gerusalemme dopo l’esilio babilonese). Per questo il Sign-re ordina di cambiare i vestiti sudici con quelli puliti (simbolo di perdono); l’inviato poi rivolgendosi direttamente al sommo sacerdote dice che se egli percorrerà le strade del Sign-re e starà attento ai Sui precetti, starà di guardia ai suoi cortili, sarà per Lui come un angelo. L’inviato mostra quindi a Yehoshua’ la pietra dai sette occhi (forse indica il Santuario che sarà ricostruito, i sette occhi potrebbero indicare la Provvidenza divina) e dice che in quel giorno (della ricostruzione del Santuario) il popolo starà in pace e avrà benessere.
L’inviato torna dal profeta e gli chiede cosa abbia visto, Zaccaria risponde che ha scorto un candelabro d’oro con una sfera (un contenitore d’olio) sulla cima con sette canali che alimentano i sette lumi del candelabro; accanto alla sfera stavano due ulivi, uno a destra e uno a sinistra. Il profeta chiede cosa siano queste visioni, l’angelo del Sign-re gli risponde che i due ulivi sono Yehoshua’, il sommo sacerdote, e Zerubavel, il primo re di Israele al ritorno dall’esilio in Babilonia (la similitudine indica loro come ulivi perché è l’olio che alimenta la menorà (il candelabro), metafora che sta a suggerire che la forza di Israele non sta nella forza materiale ma nel suo spirito, nella sua devozione al Sign-re); l’inviato continua dicendo che niente ostacolerà Zerubavel dal suo compito (di riunificare il regno) neanche le montagne, che davanti a lui diverranno pianure.
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