Nella prima parte della parashà di Beha’alotechà si descrive come Aharòn, il Kohèn Gadòl (il sommo sacerdote), accende quotidianamente il candelabro a sette braccia nel Mishkàn (il Tabernacolo, il Santuario nel deserto).

La filosofia chassidica paragona l’anima dell’uomo ad una fiamma, secondo il detto del re Salomone: “L’anima dell’uomo è la luce di D-o” (Proverbi 20:27).

Come una fiamma si protende sempre verso l’alto, così l’anima dell’uomo cerca sempre di elevarsi verso la propria Fonte.

L’atto di Aharòn nell’accendere la Menorà è il simbolo della sua missione: quella di far sprigionare la luce dall’anima di tutti gli ebrei.

Ciascuno ha dentro di sé una fiamma, ma sovente essa è nascosta o sepolta all’interno dell’individuo. La missione di Aharòn era di scoprire e rivelare questa luce.

Chiesero una volta al Rebbe Shalom DovBer di Lubàvitch (1861-1920): “Che cosa è unchassìd?”

Egli rispose: “Un chassìd è un lampionaio”.

I lampioni erano lì, pronti, ma era necessario accenderli. Ci sono a volte lampioni ai quali non si può accedere altrettanto facilmente come a quelli che si trovano agli angoli delle strade. Si trovano in posti sperduti, o in mezzo al mare: anche queste luci devono essere accese. Non sono da dimenticare, perché possono rischiarare ad altri il cammino.

Nella Scrittura è detto anche: poiché un lume è la mitzvà e una luce la Torà (Proverbi 6:23).

Un Chassìd è colui che, mette da parte i suoi affari personali e va in giro ad accendere le anime degli ebrei con la luce delle mitzvòt e della Torà.

Le anime sono pronte per essere accese, talvolta se ne trova una all’angolo della via, talvolta in un deserto, talvolta in mezzo al mare.

Ci deve essere qualcuno che, incurante degli agi e degli interessi personali, si rechi lontano ad accendere quelle lampade. Questo è il compito del vero chassìd.

Il messaggio è chiaro ma è importante menzionare che tale compito costituisce il dovere di ogni singolo ebreo dovunque egli sia.

La Divina Provvidenza manda gli ebrei nei posti più impensati, affinché possano svolgere questa loro missione.

Basato su Liqquté Sichòt, vol II, 361; e su un messaggio del Rebbe di Lubàvitch; tradotto in Il Pensiero della Settimana a cura del rabbino Shmuel Rodal tratto dal sito ravblog.it