Yitzchàk aveva quaranta anni quando prese in moglie Rivkà, figlia di Bethuel l’Arameo… e sorella di Lavan… (Bereshit 25, 20).

Yitzchàk aveva quaranta anni. Quando Avraham tornò dal monte Moria gli fu annunciata la nascita di Rivkà. Yitzchàk aveva allora trentasette anni, perché proprio allora morì Sara. Dalla nasciata di Yitzchàk fino alla sua legatura erano trascorsi, quando morì Sara, trentasette anni. Sara aveva infatti novanta anni quando Yitzchàk nacque e morì a centoventi sette anni, come sta scritto: La vita di Sara fu di cento anni, venti anni e sette anni (Bereshit 23, 1). Yitchak aveva dunque trentasette anni. A quel tempo nacque Rivkà; Yitzchàk aspettò che ella fosse pronta per il matrimonio, cioè tre anni.

…figlia di Bethuel l’Arameo… e sorella di Lavan… Non era già scritto che era figlia di Bethuel e sorella di Lavan? (cf Bereshit 24, 24-29).Qui però viene proclamato il suo elogio: benché fosse figlia di un empio e sorella di un empio e benché abitasse in un paese si uomini empi, ella non seguì il loro esempio.

Yitzchàk supplicò il Signore… (Bereshit 25, 21). Pregò molto e con insistenza.

Il Signore si lasciò supplicare da lui… (Bereshit 25, 21). Si lasciò implorare, persuadere, da lui.

Ora i figli si urtavano nel suo seno ed ella disse: «Se è così, per quale motivo io?». Andò a consultare il Signore (Bereshit 25, 22).

Si urtavano… Si deve ammettere che questo testo dice: «Interpretami!», perché non dice chiaramente cosa significa l’espressione si urtavano e poi afferma: Se è così, per quale motivo io? I nostri rabbini hanno interpretato il verbo nel senso di: correvano. Quando Rivkà passava accanto alle «porte della Torà» di Sem e ‘Ever, Ya’acòv correva, cioè lottava per venire alla luce; quando invece ella passava vicino alle «porte dell’idolatria», era ‘Essav a lottare per venire alla luce. Altra interpretazione: essi si urtavano l’un l’altro litigando tra loro per l’eredità dei due mondi (Yalqut Shim’oni su Bereshit 25, 22). [«porte della Torà» e «porte dell’idolatria» è espressione usata in Bereshit Raba 63, 7. Le prima sono le scuole rabbiniche che Ya’acòv frequenterà in futuro; le altre sono invece i templi pagani, frequentati da ‘Essav in seguito].

Subito dopo uscì suo fratello… (Bereshit 25, 26). Conosco un midrash che analizza il testo secondo il suo senso letterale. Ya’acòv aveva il diritto di tenere il fratello per il calcagno per cercare di trattenerlo. Egli infatti era stato concepito per primo ed ‘Essav per secondo. Se infatti prendiamo un tubo dall’imboccatura stretta e vi mettiamo dentro due pietre, una dopo l’altra, quella introdotta per prima ne uscirà, poi, per seconda, mentre quella introdotta per seconda ne uscirà per prima. È così che ‘Essav, concepito per secondo uscì per primo, mentre Ya’acòv, concepito per primo, uscì per secondo. Ed è per questo che Ya’acòv voleva trattenere ‘Essav: per essere lui il primo a venire alla luce, così come era stato il primo a essere concepito. Fu quindi lui a ad aprire il seno materno e perciò ricevette il diritto di primogenitura.

Un po’ di questo rosso rosso… (Bereshit 25, 30). Un po’ di queste lenticchie rosse. Avraham morì proprio in quel giorno per non vedere il traviamento di ‘Essav figlio di suo figlio. Altrimenti non avrebbe avuto la felice vecchiaia che gli aveva promesso il Santo Benedetto Egli sia. È per questo che il Santo Benedetto Egli sia abbreviò la sua esistenza di cinque anni. Yitzchàk infatti visse cento settanta anni, mentre Avraham solo cento sessantacinque. Ya’acòv aveva cucinato le lenticchie per offrire il primo pasto a coloro che erano in lutto. E perché proprio lenticchie? Perché esse sono di forma rotonda proprio come una ruota e il lutto è come una ruota che gira per il mondo. Inoltre come e lenticchie sono prive di bocca, così anche chi è in lutto non ha bocca, perché gli è vietato parlare.Per questo motivo vi è l’uso di offrire uova e lenticchie come primo pasto achi è in lutto. Entrambe sono tondeggianti e prive di bocca. Allo stesso modo chi è in lutto è privo di bocca (Talmud Baba Batra 16b; Bereshit Raba 63, 12; Mo’ed Qatan 21b). Il trattato di Mo’ed Qatan dice infatti: Chi è in lutto per i primi tre giorni non può rispondere al saluto di nessuno e a maggior ragione non può salutare per primo. Dal terzo fino al settimo giorno può rispondere al saluto, ma non può salutare per primo.

Ecco io sono destinato a morire… (Bereshit 25, 32). ‘Essav disse: «La primogenitura è una cosa instabile e transitoria; infatti il servizio del culto non sarà sempre affidato ai primi nati, ma passera ai discendenti della tribù di Levi». Inoltre ‘Essav disse: «Qual è la natura di tale servizio?». Ya’acòv gli rispose: «Vi sono tante precauzioni da prendere ed esso comporta tante sanzioni che possono portare fino alla morte!». Abbiamo imparato infatti: «I seguenti sacerdoti sono passibili di morte: quelli che entrano nel Santuario dopo aver bevuto troppo vino o con la testa scoperta» (Talmud Sanhedrin 22b). Disse allora ‘Essav: «Io sono dunque destinato a morire a causa di questo servizio! Se è così perché mai dovrei desiderarlo?».

A tal punto ‘Essav disprezzò… (Bereshit 25, 34). La Scrittura testimonia della sua empietà: egli disprezzò D-o.

Si diranno benedette per la tua discendenza… (Bereshit 26, 4). Un uomo dirà a suo figlio: «Possa essere la tua discendenza come quella di Yitzchàk!». Tale è il significato di questa espressione in tutta la Scrittura. Ecco l’esempio tipico: Per te Israele benedirà dicendo: D-o ti renda come Efraim e come Menashe (Bereshit 48, 20).

Essi (i filistei) chiusero, empiendoli di terra, tutti i pozzi che al tempo di suo padre Avraham… (Bereshit 26, 15). Essi si erano detti: «Questi pozzi sono per noi una fonte di pericolo, perché attireranno contro di noi gli eserciti (Yerushalmi Sothà 10, 6).

Gli occhi gli si erano indeboliti… (Bereshit 27, 1). A causa del fumo delle mogli di ‘Essav (Bereshit Raba 65, 10). Altra interpretazione: quando Yitzchàk fu legato all’altare e suo padre stava per immolarlo si aprirono i cieli. Gli angeli del servizio, allora, vedendo Yitzchàk si misero a piangere; le loro lacrime fluirono e caddero sui suoi occhi. È per questo che gli occhi di Yitzchàk si indebolirono, in modo che Ya’acòv potesse ricevere, poi, le benedizioni (Tanchuma, Toledot, 8).

Ed egli rispose… (Bereshit 27, 24). Ya’acòv non disse: «Sono ‘Essav», ma: «Sono proprio io».

… come l’odore di un campo che il Signore ha benedetto… (Bereshit 27, 27). Come l’odore di un campo, cioè, a cui D-o ha dato un buon odore: si riferisce a un campo di mele. Così hanno interpretato i nostri rabbini, la loro memoria sia in benedizione (Talmud Ta’anit 29b).

… D-o… (Bereshit 27, 28). Per quale motivo è usato qui il nome di D-o: E-lokim? Per indicare che Egli agirà secondo giustizia. Yitzchàk disse a Ya’acòv: «Se tu me sarai degli, D-o ti conceda, ma in caso contrario D-o non ti conceda!». A ‘Essav, invece disse: «La terra grassa sarà la tua sede (Bereshit 27, 29) sia che tu sia giusto sia che tu sia empio, D-o ti concederà ciò».

Shlomo si ispirò a Yitzchàk quando compose la preghiera in occasione della dedicazione del Santuario. Egli disse: «Israele che ha la fede e che riconosce come giusto il giudizio che si abbatte su di lui, non si lamenterà contro di te; perciò rendi ad ognuno secondo la sua condotta, tu che conosci il suo cuore (I Re 8, 39). Lo straniero, invece, è privo della fede, perciò: Tu ascoltalo dal cielo […] e soddisfa tutte le richieste dello straniero (I Re 8, 43). Sia che egli sia degno sia che non lo sia, concedigli quello che chiede, affinché non si lamenti contro di te» (Tanchuma, Toledot 14).

… si consola di te uccidendoti… (Bereshit 27, 42). Rivkà disse a Ya’acòv: «‘Essav si è pentito del sentimento di amore fraterno che vi legava l’uno all’altro, mutandolo in altri sentimenti; si è così estraniato da te che vuole ucciderti». Il midrash aggadico dice: Tu sei già morto ai suoi occhi ed egli ha già bevuto per te la coppa di consolazione» (Bereshit Raba 68, 9. La coppa della consolazione viene offerta, secondo l’uso ebraico, alle persone in lutto subito dopo funerali).

Quanto al senso letterale il verbo significa consolarsi: «‘Essav si consolerà della perdita delle benedizioni uccidendoti».

Perché dovrei perdere voi due?… (Bereshit 27, 45). Cioè: perché dovrei venire orbata di voi due? Colui che seppellisce i propri figli viene chiamato orbato. Così anche è anche nel caso di Ya’acòv: Una volta che sarò privato dei miei figli ne resterò orbato (Bereshit 43, 14).

… la benedizione di Avraham… (Bereshit 28, 4). D-o aveva detto: farò di te una grande nazione (Bereshit 12, 2) e tutte le nazioni della terra si diranno benedette per la tua discendenza (Bereshit 26, 4). Yitzchàk disse a Ya’acòv: «Possano queste benedizioni realizzarsi per te: possano avere origine da te quella nazione e quella discendenza benedetta»