Sotto molti aspetti la descrizione della famiglia di Yitzchàk-Isacco sembra la replica della descrizione della famiglia di Avrahàm-Abramo: lunghi anni di sterilità seguiti dalla nascita di due figli, il primogenito empio e il più giovane un giusto. Tuttavia, alcuni dettagli distinguono i due nuclei: Yishmaèl-Ismaele e Yitzchàk nacquero da madri diverse; Yishmaèl nacque da Avrahàm quando questi non si era ancora circonciso, allorché Yitzchàk fu concepito dopo che fu sancito il patto tra Avrahàm e Hashèm-il Sig-re. ‘Essàv-Esaù e Ya’acòv-Giacobbe erano gemelli, nati dalla stessa madre, Rivkà-Rebecca, educati insieme nello stesso ambiente, sano e puro, e il padre aveva un trascorso inappuntabile: non aveva un passato pagano, non era figlio di un idolatra, era stato circonciso all’ottavo giorno di vita e non aveva mai messo piede fuori dalla Terra Santa.

Combattere il male

Da dove venivano, dunque, i “cattivi geni” di ‘Essàv ? Il Rebbe di Lubàvitch spiega che la sua naturale propensione all’idolatria non era in sé un fatto negativo. Semplicemente, la missione affidatagli nella vita consisteva più nel combattere il male che nell’acquisire il bene. I due

gemelli incarnano i due tipi di anime, ognuna investita di un ruolo specifico nella concretizzazione del Disegno Divino nella creazione. Il Rambàm definisce questi due tipi “il giusto perfetto” e “colui che combatte contro le sue inclinazioni”. Rabbi Shneur Zalman di Lyadi nel libro del Tanya si riferisce ad essi in termini di “Tzaddìk-Giusto perfetto” e “Benonì- giusto medio”.

Sul versetto “Ed ecco le generazioni di Yitzchàk”, Rashi dice: ”Ya’acòv ed ‘Essàv che sono menzionati nella parashà”. Rashi suggerisce un’interpretazione semplice e letterale della parola toldòt-generazioni sebbene

i due figli vengano menzionati molto più avanti nella parashà. Ma ad un livello più profondo, spiega il Rebbe di Lubàvitch, Rashi domanda: ” In quale modo un ‘Essav’ può essere discendente di Yitzchàk e Rivkà? Com’è possibile che due giusti perfetti possano generare una

discendenza malsana sin dalla nascita?” La risposta sta nella puntualizzazione stessa di Rashi quando indica che le generazioni di Yitzchàk sono i due figli menzionati nella parashà: l’empio ‘Essàv che conosciamo non è il frutto di Yitzchàk ma il fallimento della missione di ‘Essàv stesso. L’’Essàv della parashà, invece, non è cattivo, bensì uno strumento per la conquista del male. Egli rappresenta la forza in grado di procurare “la seconda delizia” (vincere il male) al Sig-re. Questo è il senso metaforico riportato dal Midràsh della descrizione dei litigi dei gemelli nel grembo materno “sull’eredità dei due mondi” (il mondo terreno e il mondo futuro). Il diverbio, a prima vista, sembra inutile: l’’Essàv noto a noi desidera la materialità del mondo fisico respingendo tutti gli elementi divini, mentre Ya’acòv aspira solo alla spiritualità.

Due Mondi/b>

Ma allora perché litigavano ? Perché il mondo futuro non è una realtà staccata dal nostro passaggio in terra. Anzi, è il risultato dei nostri sforzi quotidiani nell’apportare le correzioni necessarie all’imperfezione della sfera materiale. Il mondo del Mashìach è il punto culminante di tutte le realizzazioni positive della Storia, l’era nella quale lo spazio cosmico di tutte le buone azioni effettuate dall’umanità verrà alla luce. Ya’acòv ed ‘Essàv reclamavano ognuno i due mondi come parte del loro impegno nella vita. Ma le loro priorità erano diverse. Per Ya’acòv la materialità non era altro che un mezzo per raggiungere i suoi obiettivi. Per ‘Essàv gli impegni materialistici e le conseguenti battaglie erano fini a se stessi, erano il senso stesso della vita. Una visione futura della perfezione è necessaria ma solo come punto di riferimento che dà un significato e un orientamento al vero operato della vita. La tensione tra i due gemelli non era solo negativa. Era il risultato di due visioni divergenti del mondo, entrambe

positive e indispensabili alla missione dell’uomo sulla terra.

Tratto da Likkutè Sichòt