Per comprendere quanto sono importanti la lode e il canto nell’ebraismo, ecco alcune opinioni e commenti dei Saggi in proposito.
Dissero rabbi Yehudà e rabbi Shmuèl: «L’importanza del canto ci viene illustrata nella Torà, come è detto (Deuteronomio 18, 7): e canterai in nome di D-o il tuo D-o. In quale modo si può servire D-o ricordando il suo nome, se non con il canto?».
A proposito del versetto: poiché non servisti D-o, il tuo D-o, con gioia e felicità (Deuteronomio 28, 47), rabbi Matanà dice: «In cosa consisterebbe questo gioioso servizio, se non nel canto?».
Rashi aggiunge: nessun uomo canterebbe mai, se non spinto dalla gioia e dalla felicità, come è scritto: ecco che i miei sudditi canteranno dalla felicità (Isaia 65, 14). Egli non esclude la possibilità di un canto intonato nei momenti di tristezza, ma intende sottolineare che il canto vero e proprio esiste solo in quanto espressione di un sentimento positivo dell’uomo nei confronti di ciò che ama. Quando una persona eleva un canto a D-o, mostra concretamente la propria gratitudine nei suoi confronti, e così si avvicina sempre più al suo Creatore.
Dieci sono i canti intonati a D-o nella storia dell’umanità:
Il primo fu quello di Adamo, quando fu perdonato per il suo peccato e venne lo Shabbat a proteggerlo; egli disse: Salmo, canto per il giorno dello Shabbat (Salmi 92, 1).
Il secondo fu elevato da Mosè e dal popolo di Israèl quando D-o divise il mar Rosso, come è detto: Allora Mosè e il popolo di Israèl elevarono questo canto (Esodo 15, 1).
Il terzo fu il canto che il popolo ebraico rivolse a D-o quando gli diede il pozzo d’acqua nel deserto, come è scritto: Allora il popolo di Israèl elevò questo canto (Numeri 21, 17).
Il quarto fu quello che Mosè pronunciò alla vigilia della sua morte, rimproverando il popolo per i suoi atti di malvagità ed esortandolo a non ripeterli in futuro, nominando testimoni il cielo e la terra, come è detto: Ascolta, cielo e parlerò, che la terra oda le mie parole (Deuteronomio 32, 1).
Il quinto fu il canto intonato da Giosuè durante la battaglia contro la città di Ghiv’òn. Per tutta la sua durata il sole non tramontò, finché non intervenne Giosuè stesso cantando a D-o: Allora Giosuè parlò a D-o (Giosuè 10, 12).
Il sesto fu la lode che Debora e Baràk elevarono a D-o quando sconfissero le truppe del generale Sissrà, come è detto: Debora e Baràk figlio di Avino’àm cantarono (Giudici 5, 1).
Il settimo fu il canto che Chanà intonò per ringraziare D-o quando le diede un figlio dopo tanti anni di sterilità, come è detto: Chanà pregò e disse... (I Samuele 2, 1).
L’ottavo fu una lode che Davide rivolse a D-o per esprimere tutta la sua riconoscenza per i miracoli di cui era stato oggetto: ...e Davide compose per D-o le parole di questo cantico (Salmi 18, 1).
Il nono, il più eccelso fra tutti quelli che lo hanno preceduto, fu composto da Salomone ed è noto come il Cantico dei Cantici di Salomone.
Il decimo sarà il canto che eleveranno, tutti insieme, i figli di Israèl con il Messia quando verranno finalmente redenti, per esprimere la loro gratitudine nei confronti di D-o, come è detto: Il canto sarà per voi come nella notte in cui si consacra la festa (Isaia 30, 29).
(Tratto da La Musica nell’Ebraismo ed. LULAV, Milano 2001).
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