Durante la sua travagliata storia, il popolo ebraico è vissuto disperso in luoghi distanti e molto diversi fra loro. Di conseguenza, ogni gruppo ha assorbito alcuni usi e costumi locali e anche intellettualmente si è sviluppato un poco a modo suo. Nonostante i leggeri contrasti, siamo rimasti uniti grazie al fatto di condividere la stessa anima cioè l’essenza divina da cui siamo tutti costituiti, la quale ci connette a D-o, collettivamente e individualmente, e ci unisce fra noi.

Dimostrazione di Affetto

Sui figli d’Israele D-o disse : “Ho creato questa nazione per Me, essi diranno la Mia lode”. Dopo secoli di peregrinazioni, una catena d’oro ci permette di risalire, trascendendo la sfera spazio-temporale, fino ai nostri patriarchi e alle matriarche. Oggi, ogni israelita è legatario di questa eredità e rappresenta l’insieme del popolo e D-o lo ama come un padre ama suo figlio. Nella nostra parashà è scritto: “E chiamò Moshé, D-o gli parlò”. Innanzitutto lo chiamò e ciò per dimostrargli il suo affetto. La nostra natura spirituale ci interpella al fine di manifestare il suo amore.

Le offerte al Bet-Hamikdàsh (Tempio di cui tratta la parashà Vayikrà) sono denominate korbàn, la cui radice sta nella parola karòv (“vicino”), giacché lo scopo dei sacrifici è di avvicinare l’ebreo al suo Creatore e gli ebrei fra di essi. Il servizio, quindi, consiste altresì nell’enfatizzare l’importanza delle pacifiche relazioni interpersonali. Il nostro dovere principale è di informare gli altri della scintilla celeste che li abita. Questo compito deve essere eseguito con tatto, calma e pazienza. L’approccio critico e aggressivo, sebbene mosso da oneste intenzioni, oltre a essere vietato da Hashèm, è controproducente. Pertanto, l’unico modo per far scoprire al prossimo la fiamma ultraterrena che lo anima, le ricchezze della sua identità nonché le sue sconosciute facoltà, è quello di far risaltare soltanto i suoi lati positivi.

La Vera Lode: le mitzvòt

Quanto sopra è peraltro riferito dalla parashà: i suoi ultimi versetti descrivono le offerte espiatorie portate da coloro che desideravano farsi perdonare per una condotta riprovevole nei confronti di un essere umano. Ogni ebreo vivente è una dichiarazione di “lode al Sign-re” a prescindere dal suo atteggiamento. Quando Isaia rivolse duri rimproveri ai Bené Israel, Hashèm lo ammonì severamente, benché le parole del profeta fossero più che giustificate.

Nella nostra epoca, dopo aver subito la Shoà, ogni ebreo è un miracolo vivente. Il fatto che siamo sopravvissuti a questa catastrofe e che siamo riusciti a dare alla luce nuove generazioni è la prova della nostra eternità. Il potenziale divino che possiede ogni ebreo e il popolo quale entità condurrà a un’era ove la Divinità latente nel mondo apparirà. Il popolo d’Israele proferirà “la lode al Sign-re” che non sarà altro che la perfetta espressione della nostra gratitudine, che esprimiamo eseguendo i precetti richiestici da D-o. Presto la nostra nazione si dirigerà verso la Terra Santa per lodare il suo Creatore nel terzo Tempio a Gerusalemme. Auguriamoci che ciò avvenga presto con la venuta di Mashiach. Amen!