Alla fine della parasha di Vayiqrà, la Torà si intrattiene sugli obblighi di chi è responsabile della conservazione dei pegni che egli custodisce.

Il Talmud (‘Eruvin) racconta che rabbi Yehudà Hanassi teneva in alta considerazione gli uomini facoltosi. A prima vista questo atteggiamento pare inesplicabile. Perché il possedere ricchezze dovrebbe rendere l’uomo maggiormente degno di considerazione?

Questo atteggiamento di rabbi Yehudà, che ai nostri occhi appare strano, deriva dal fatto che egli comprendeva meglio di altri che cosa significasse il dono della ricchezza.

Questa, e le altre cose che si possiedono, sono in verità “depositi” o beni che D-o affida in custodia all’uomo per il breve tratto della sua vita. È ovvio che, quanto maggiore sarà il valore di un oggetto, tanto più degna di fiducia dovrà essere la persona cui è stato affidato. Perciò rabbi Yehudà Hanassi giungeva alla conclusione che, se D-o aveva affidato ad un certo individuo una fortuna particolarmente ingente o una posizione di particolare potere, ciò significava che, secondo il giudizio dell’Onnipotente, si poteva far assegnamento sul fatto che avrebbe usato la sua fortuna, il suo potere o la sua influenza per scopi buoni e meritevoli. Ecco perché quella persona meritava di essere onorata.

C’è un racconto chassidico che esprima con evidenza questo pensiero, cioè che l’opulenza ed il potere sono concessi da D-o, non solo per soddisfare i desideri personali di chi li possiede, per quanto nobili possano essere, ma anche per aiutare gli altri, facendo semplicemente la carità o procurando lavoro.

Un seguace di uno dei Rebbe di Lubavitch, un uomo d’affari molto ricco, ma stanco della sua intensa attività, desiderava aver più tempo per la preghiera e per lo studio. Decise allora di ritirarsi e di chiudere la sua fabbrica per dedicarsi alla vita dell’uomo pio. Impaziente di informare il rabbino dei suoi nobili progetti, ottenne finalmente un’udienza e gli raccontò ciò che aveva deciso di fare.

Dopo un momento di silenzio, il rabbino gli disse con tono severo: «E così? Ma ha pensato quale sarà la sorte di tutti i dipendenti della sua fabbrica, se si ritira dagli affari? Non le è mai passato per la mente che, se l’Onnipotente le da dato tante ricchezze, non è stato solo per il suo proprio vantaggio, ma anche perché questi poveri operai trovassero un lavoro?».

Considerare la posizione e la ricchezza come beni affidati in custodia da D-o ha molta importanza ai giorni nostri. Quelli che stanno in alto, i maggiorenti, dovrebbero rendersi conto della profonda responsabilità morale che impongono loro il potere e la ricchezza!

(Saggio basato su un discorso del Rebbe di Lubavitch; pubblicato in Il Pensiero della Settimana a cura del rabbino Shmuel Rodal)