Il Midràsh dice che la chiamata di D-o a Moshé fu sia un’espressione di amore sia una pressione esercitata su di lui affinché si applicasse al Servizio Divino con zelo e diligenza. Ciò che il Midràsh vuole insegnare qui è che quando D-o ci stimola con urgenza a fare una determinata cosa, ciò è fatto a prescindere dal suo amore per noi, ma anzi, ciò avviene proprio perché questo sentimento che prova per l’uomo è tanto grande.

È possibile comprendere a fondo questo concetto facendo un paragone con un fenomeno naturale. L’aragosta è un animale acquatico dotato di un guscio rigido che contiene un corpo morbido. Poiché la conchiglia non può espandersi e crescere con il corpo, quando l’animale sente che il suo sviluppo fisico è in qualche modo impedito dai bordi rigidi e taglienti del guscio, cerca un riparo naturale sottomarino e là si disfa della conchiglia vecchia per rifarsene una nuova, adeguata al mutato grado di crescita del corpo. Quando ancora cambia dimensioni, il processo si ripete.

Il senso di fastidio che l’animale prova, prodotto dal sentirsi stretto e condizionato entro un limite, è il segnale che impone la necessità di disfarsi da ciò che è inadeguato a un ulteriore stadio di sviluppo fisico.

Questo stesso fenomeno si presenta, in termini differenti, anche nell’uomo.

A volte il senso limitatezza o di mancanza di comfort che si prova è un’indicazione volta a far prendere coscienza del fatto che si è raggiunto un limite ed è necessaria una crescita, uno sviluppo che, per essere attuato, richiede che ci si liberi di determinati fattori che ostacolano e impediscono il cammino spirituale.

Ogni crescita comporta un cambiamento che, sebbene desiderabile e positivo, nondimeno rimane ostico all’uomo, la cui naturale tendenza è il mantenersi entro i confini di ciò che gli è noto e sperimentato. Spesso si prova una sorta di impedimento a riconoscere e interpretare correttamente i segnali di disagio interiore e, piuttosto che viverli in quanto opportunità di crescita, si è portati a esaminarli e a tentare di risolverli come fossero disagi causati dall’ambiente esterno. La risposta corretta a tale senso di disagio, però, dovrebbe essere il riconoscimento intellettuale di ciò che l’aragosta “comprende” con l’istinto: è giunto il tempo di passare a uno stadio successivo dell’esistenza.

Ogni qual volta D-o chiamò Moshé l’atto stesso del Sign-re offrì al profeta la possibilità per elevarsi a un livello di spiritualità ancora superiore. Sebbene grande fosse l’impegno richiesto e forte la pressione esercitata su di lui, egli la riconobbe giustamente come segno dell’altrettanto grande amore di D-o nei suoi confronti.

Ciascun essere umano ha un potenziale che non conosce e di cui non si rende conto; raggiungere un livello superiore non è certo facile e a volta gli stimoli al miglioramento giungono, in un certo qual modo, mascherati, talvolta anche sotto la forma di sofferenze, ma sono in ogni caso segnali dell’amore di D-o per le sue creature.