Finite le festività di Tishrei, la routine quotidiana ha ripreso i suoi pieni ritmi, il mondo è di nuovo tornato al suo stato normale, e l'uomo è tornato alle attività giornaliere. La settimana scorsa eravamo ancora immerse nell'atmosfera spirituale e festiva dei Moadim, mentre questa settimana, tutta la solennità di Rosh Hashanà, Yom Kippùr, Sukkot e di Simchat Torà sembra allontanarsi, ci immergiamo nelle "grandi acque" —ossia nella materialità del mondo, le problematiche giornaliere del lavoro, della famiglia e della vita quotidiana. Tutto ciò è come un grande mare nel quale, se non si è ben attrezzati, si rischia di affogare.
È importante non lasciare tutto il bagaglio spirituale che abbiamo accumulato nel mese trascorso alle nostre spalle, anzi, la grande spiritualità dei moadim và portata con noi tutto l'anno per permetterci di non essere risucchiati dalle preoccupazioni del mondo.
Come si fa? Impariamo da Noach, D-o gli dice: "Bo el hatevà", "Vieni nell'Arca". Se non vogliamo affogare nelle grandi acque del mondo, l'unico modo è entrare nella Tevà. "Tevà" significa anche “lettera”, se ci immergiamo nelle lettere della Torà e della Tefillà (preghiera) potremo galleggiare sulle acque del mondo, protetti dalle acque pericolose e turbolenti delle sfide materiali e spirituali che incontreremo nell’anno a venire.
L'atmosfera di riverenza di Yom Kippùr accompagnata dall'abbraccio divino della Sukkà e dalla gioia di avere gli insegnamenti della Torà, sono tutti strumenti che insieme formano la costruzione di un'arca dove ci possiamo riparare ed elevarci, stà a ognuno di noi di decidersi a salirci su.
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