Nella parashà di questa settimana leggiamo il racconto delle spie, che sono state inviate dall’accampamento ebraico nel Sinai, per visitare la terra promessa di Israele, e per vedere come avrebbero potuto conquistarla.

Le spie tornarono con un rapporto nefasto sulla terra d’Israele. Essi portarono indietro frutti succulenti enormi e raccontarono di aver trovato città fortificate abitate da gente molto grande e robusta. Le spie conclusero il loro rapporto dicendo che sarebbe impossibile conquistare quella terra.

La gente cominciò a piangere e lamentarsi dicendo che avrebbero preferito morire in Egitto o nel deserto che andare nella Terra Promessa, dimostrando così una forte mancanza di apprezzamento per il Sign-re Onnipotente.

Moshe supplica D-o di non annientare il popolo ebraico e ne ottiene la salvezza. Tuttavia viene allora decretato che gli Israeliti sarebbero morti nel lasso di tempo di 40 anni, e solo allora, alla prossima generazione, sarebbe stato permesso al popolo di entrare in Israele.

Nonostante a prima vista il peccato atroce delle spie non è ovvio, (dopotutto erano stati inviati per spiare il paese!), quando si analizzano i dettagli di questa saga, le malefatte vengono alla luce.

Di seguito vi presentiamo alcuni dei misfatti e le lezioni eterne che possiamo imparare da essi.

1. Errore: Alle spie non era stato chiesto di decidere se entrare o non meno in Israele. Infatti, entrare nella Terra Promessa era un ordine di Hashem, il loro compito era solo quello di trovare il modo più semplice per conquistare la terra in modo naturale. In altre parole, il loro compito era di dire come conquistare la terra non se conquistarla.

Lezione Eterna: I comandamenti datoci da D-o, mitzvòt, possono a volte sembrare difficili. Tuttavia dal momento che D-o è il creatore, Egli conosce molto bene noi ed il mondo.

Pertanto, se ci ha comandato di fare una mitzvà, essa è certamente fattibile. Il nostro compito è quello di essere organizzati, pieni di risorse e trovare il modo migliore per adempiere alle mitzvòt. Quando facciamo del nostro meglio Hashem ci aiuta, e se necessario, compie un miracolo per permetterci di raggiungere l'obiettivo.

2. Errore: Le spie hanno cambiato l'ordine della missione. Infatti, Mosè ha chiesto loro di raccogliere informazioni sulle città e le persone, e solo dopo di riferire circa i frutti e l’abbondanza della terra.

Le spie, tuttavia, hanno invertito l'ordine nella loro relazione parlando prima dei frutti e solo più tardi sullo stato delle città fortificate e dei suoi abitanti. In altre parole, le spie erano più preoccupate per i guadagni materiali personali derivanti dall’entrata in Israele, che all’adempimento della parola di Hashem.

Lezione Eterna: È necessario preoccuparsi innanzitutto di servire Hashem perché è la cosa giusta da fare. Lo scopo sin dall'inizio non deve essere la ricompensa, bensì il servizio di Hashem, nonostante la ricompensa arriverà eventualmente.

3. Errore: Le spie avrebbero dovuto riferire il loro resoconto direttamente a Mosè, e non farne un polverone pubblico. Inoltre, essi non avrebbero dovuto dilungarsi circa le complicazioni, piuttosto avrebbero dovuto dare i risultati in modo chiaro e conciso.

Lezione Eterna: Nell’occasione in cui si ha la responsabilità di confrontarsi apertamente ed onestamente con una situazione o una persona che ha bisogno di essere corretta, o ammonita, non ci sono scuse per farne un polverone e coinvolgere sempre più persone. La situazione deve essere affrontata con discrezione e senza enfasi.

4. Errore: Le spie erano abituate a vivere nel deserto e tutte le loro esigenze fisiche venivano soddisfatte dal Cielo. La manna cadeva dal cielo ed il bucato veniva lavato dalla nube.

Il solo compito del popolo era lo studio e la preghiera. Le spie erano preoccupate che la nazione ebraica non sarebbe riuscita a sopravvivere in Israele, dove avrebbero avuto bisogno di lavorare la maggior parte della giornata. In realtà però, ed in particolare entrando nella terra di Israele e iniziando il ciclo: “Per sei giorni farai il tuo lavoro, ecc. ecc.” una persona è in grado di adempiere a molti più comandamenti divini, ed è collegato con l'essenza di Hashem. Pertanto Hashem ordinò al popolo di entrare nella terra d’Israele.

Lezione Eterna: Alcuni possono pensare che l'ebraismo può sopravvivere solo nella sala dello studio. Questo è un errore. Idealmente un ebreo dovrebbe passare i suoi anni dell'adolescenza in tranquillità: studiando e pregando.

A un certo punto una persona 'entra nella terra' e si guadagna da vivere, anche se lo studio della Torà e la preghiera è fatta ogni mattina, pomeriggio e sera, la maggior parte del tempo di una persona, viene impiegata nella ricerca dei mezzi di sussistenza.

Ed è proprio nel lavoro che una persona può adempiere a molti dei comandamenti, come ad esempio comportarsi onestamente negli affari, la carità e numerose altre osservanze.

Adattato dagli insegnamenti del Rebbe di Lubavitch. לע"נ הרה"ח הר"ה"ג ר' אברהם דוב בן ר' יהושע ז''ל In beloved memory of Rabbi Abraham B. Hecht obm.

Rav Yaakov Kantor è direttore della Chabad Jewish Center a Lugano