"Fai tu, disse il Sign-re a Moshè, Io non ti do alcuna istruzione". In questa maniera Rashì parafrasa la parte iniziale della Parashà della settimana (Shelàch) nella quale viene detto in realtà di inviare degli uomini per esplorare la Terra.Shelach lechà, dice la Torà, ovvero "manda per te". Questo "per te" fa capire che non è un'istruzione diretta bensì l'apertura di una possibilità, come espresso sopra nelle parole di Rashì.
Questo è alquanto strano, soprattutto alla luce delle molte istruzioni chiare le quali siamo abituati a vedere nella Torà. Obblighi e divieti sono espressi in maniera assoluta e nel caso di una richiesta particolare o imprevista da parte del popolo Moshè non emana una sentenza prima di consultarsi con Hashem (per esempio, la storia che porta alla Mitzvà del Pesach Shenì, il secondo Pesach).
La perplessità è ulteriormente alimentata da ciò che è evidente dalle allusioni testuali e dai midrashìm e cioè che Moshè era molto apprensivo del successo o addirittura della necessità di tale missione esplorativa. La tradizione racconta che Moshè recitò una preghiera speciale per il benessere spirituale del suo assistente e successore, Yehoshu'a, perché questo possa non influenzarsi dalle scelte degli altri esploratori.
La questione è illuminata in maniera rivoluzionaria in una sichà (un discorso) del Rebbe.
Nel commentare questa parashà nel 1989 il Rebbe si soffermò su queste e altre perplessità e poi disse:
Quando Hashem disse a Moshè "manda per te" gli stava trasmettendo una novità per quanto concerne il comportamento suo e poi di ogni ebreo. Vi sono delle questioni nella vita per le quali Hashem vorrebbe che la persona agisse non secondo un'istruzione chiaramente prescritta ma secondo le proprie decisioni personali e che queste siano consoni al volere di Hashem senza che Egli dia il Suo input!
Vi sono quindi due fasi e modalità nel servire Hashem. La prima è quella di mettere in atto le istruzioni Divine e nel fare questo la persona sta effettivamente "annullando" il proprio ego per seguire la direttiva Superiore. Un'idea espressa dalla Mishnà (Avòt 2:4) con le parole "annulla il tuo volere davanti al Suo".
La seconda fase è più profonda. La persona, attraverso lo studio e l'approfondimento non solamente intellettuale ma anche morale, cerca di arrivare al punto in cui la sua volontà personale corrisponde a quella Divina. Sempre citando la Mishnà: "Fai che la tua volontà sia come la Sua". Qui non si parla più di annullare il proprio io.
In tutti gli ambiti nei quali non vi è una chiara istruzione da parte della Torà, viene data alla persona la libertà e la profondità per maturare le proprie idee fino al punto che possano - senza alcuna istruzione - corrispondere alla volontà implicita del Sign-re.
Nel dedicare questo commento a Noa Perugia che festeggia il proprio Bat Mitzvà, non posso non vedere il legame con questa occasione.
Le due fasi sopra descritte sono anche le due fasi della vita: bambino e adulto. Al bambino bisogna istruire ogni cosa in maniera chiara. Al momento del bar o bat Mitzvà ci viene detto invece: ora che hai tutte le istruzioni, usa la tua individualità, il tuo carattere, le doti che Hashem ti ha donato, per capire tu stessa cosa sarebbe stata l'istruzione dei tuoi genitori, dei tuoi maestri, della Torà stessa.
E' questo il mio augurio a Noa, che possa d'ora in poi approfondire quest'idea nella propria vita.
Con l'aiuto di Hashem e, comunque, anche qualche suggerimento dai genitori... questa idea sarà essenziale per riscontrare successo e berachà ovunque vada.