Rabbi Sheneur Zalman di Liadi, fondatore del chassidismo, racconta che un giorno udì tre giovani discutere sulla particolarità del sacrificio di Yitzchàk.
Il primo dei tre disse che se Hashèm gli avesse chiesto di sacrificare il suo unico figlio, anche lui avrebbe ubbidito, forse non subito per godersi ancora un poco la compagnia del figlio, ma dopo non avrebbe esitato; la grandezza di Avrahàm consisterebbe allora nel fatto che si alzò all'alba per eseguire con prontezza il comandamento Divino.
Il secondo dichiarò che avrebbe agito in egual modo ma con rammarico, mentre invece Avrahàm lo fece con il cuore felice.
Il terzo affermò che anch'egli avrebbe ubbidito con contentezza ma che la particolarità del patriarca consiste nella sua delusione scoprendo che tutto ciò non era altro che un mezzo per metterlo alla prova. Ci si potrebbe infatti domandare in che cosa la devozione di Avrahàm è tanto straordinaria?
La storia ebraica offre, purtroppo, migliaia di esempi di persone che preferirono morire e veder perire la propria progenie piuttosto che abiurare l'alleanza che li univa a D-o e senza che il Sign-re glielo abbia mai richiesto. Tuttavia, come spiega Rav Abrabanel nella sua esegesi su Bereshìt (Genesi): " È il sacrificio di Yitzchàk ad essere sempre pronunciato dalle nostre labbra nelle nostre preghiere...in quanto in lui risiedono tutte le forze di Israele e del Padreterno" Perchè?
I Maestri della Chassidùt spiegano che Avrahàm fu il pionere dell'annullamento di sè, il primo esempio nella storia. Durante lunghi anni soffrì di non avere un erede degno di lui e temette che la sua instancabile opera di divulgazione del monotesimo si sarebbe fermata con lui. Quando nacque finalmente Yitzchàk e D-o poi gli ingiunse di sacrificarlo, egli ottemperò senza titubanze, senza porsi domande, spinto solo dal suo cieco amore per D-o. Ma finito di legare il figlio sull'altare, una voce Divina risuonò: "Ora so che la Mia volontà domina i tuoi istinti. Ora so che tutte le tue azioni nascono dall'unico desiderio di servire il tuo Creatore".
Per questa ragione, quando si parla della 'Akedà ci si riferisce alle centinaia di migliaia di martiri che morirono seguendo la via già tracciata dal loro avo. I loro sacrifici, minori o maggiori, straordinari o più comuni potrebbero indurre a credere che emersero dalla loro intrinseca relazione con Hashèm e da una semplice fede. Si tratta, invece di qualcosa di più profondo, di atavico, in quanto Avrahàm trasmise ai suoi discendenti l'essenza dell'ebraismo: nel cuore di ogni essere umano abita non solo l'Io ma anche e soprattutto un inscindibile impegno verso il Sign-re. E ogni nostra scelta è frutto di questa "scintilla Divina" che vive in noi, che ci anima costantemente.
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