In una calda giornata, mentre Abramo sedeva sulla soglia della tenda, gli comparvero all’improvviso davanti tre uomini. Egli corse loro incontro e, dopo rispettosi convenevoli, li invitò a riposare all’ombra degli alberi e a rifocillarsi. Finito che ebbero di mangiare, i tre ospiti, dopo aver chiesto di Sara, le annunciarono che entro la fine dell’anno avrebbe partorito il figlio invano sperato e atteso fino a quel momento. E, come Abramo aveva riso all’annuncio precedente, così anche Sara ride.
Di là i tre forestieri, accompagnati per un tratto da Abramo stesso, si diressero verso Sodoma, di cui D-o comunicò al Patriarca l’imminente distruzione, non sdegnando, tuttavia, di porgere orecchio alle preghiere di indulgenza verso quella città peccatrice rivoltegli da Abramo.
A Sodoma giunsero verso sera due dei tre viandanti, che si rivelano essere messi del Signore e sono invitati da Lot a pernottare presso di lui. Essi comunicano all’ospite l’imminente fine decretata da D-o per la città e la morte di tutti gli abitanti, rei di colpe gravissime, e lo invitano ad abbandonare il luogo con tutti i suoi, se vuole avere salva la vita. Perciò Lot, allo spuntare del giorno, lascia Sodoma con la moglie e le sue figlie. Sotto una pioggia di fuoco e di zolfo le due città di Sodoma e Gomorra scompaiono dalla faccia della terra e tutta quella zona viene irrimediabilmente sconvolta.
Trasferitosi Abramo più a sud, durante una sosta, a Gherar, Sara fu rapita per ordine del di quel luogo, ignaro che si trattasse di una donna sposata. Riconosciuta l’involontaria colpa, egli restituì ad Abramo la sua compagna, lamentandosi, però, con lui per avergli fatto credere che la donna che lo accompagnava fosse sua sorella, ma, nonostante questo, facendo ammenda.
Sara poco dopo ebbe il figlio tanto atteso a cui Abramo mise il nome di Yitzchak. Poco tempo dopo, l’ironico riso del fratellastro, Ismaele, rinfocolò l’antico sentimento tra Sara e Hagar, che fu costretta ad allontanarsi con l figlio. Anche questa volta, però, D-o intervenne a confortare e a salvare, della solitudine e dalla sete patita nell’arida terra, la disgraziata madre.
Poi il Signore volle mettere alla prova la capacità d’obbedienza da parte di Abramo comandandogli di sacrificare il figlio. La prova fu superata, senza che l’amore paterno dovesse soffrirne e l’eroica condiscendenza al volere Divino, meritò ad Abramo la rinnovata assicurazione di una prospera, felice e numerosa discendenza, benefica per le genti del mondo.
Unisciti al dialogo