Alla fine della Parashà, viene descritta la morte di Avraham e l’ordine della sua discendenza: “Ed Avraham cedette tutto ciò che possedeva ad Itzchak”. Itzchak, l'unico figlio che Avraham ebbe dalla sua amata moglie Sara, fu scelto per continuare il cammino intrapreso dal padre. Gli altri figli che Avraham ebbe dalle concubine, ricevettero solamente dei “regali” dalle ricchezze di loro padre: “e li mandò via da Itzchak suo figlio”. L'unico vero erede fu Itzchak, nonostante fosse più giovane degli altri fratelli.
Anche la Haftarà di Chayè Sara contiene un concetto analogo, narrando di un episodio accaduto verso la fine dei giorni del re David. Quando Adoniyau, il figlio maggiore di David, provò ad usurpare il trono del padre, Batsheva (moglie di David) ricordò al re della sua promessa di dare in eredità il trono al figlio più giovane, Shelomò. Il re David allora giurò di rispettare la sua promessa e Batsheva pronunciò davanti al re “Viva il mio signore, il re David, in eterno!”.
Questi due episodi hanno in comune una promessa fatta da D-o ad una persona ed in seguito il passaggio ereditario al figlio più giovane. Avraham trasmette la promessa Divina della terra e la continuazione della sua discendenza in eterno ad Itzchak, e David trasmette la promessa del regno ai suoi discendenti al figlio minore Shelomò.
In entrambi gli episodi viene messo in evidenza il fatto che una promessa fatta da D-o è immutabile ed incondizionata, e che nel momento in cui D-o promette il regno ad una dinastia o una terra ad un determinato popolo, nessun fattore esterno potrà mai mettere in discussione queste parole. Inoltre, in entrambi i casi la promessa verrà compiuta in modo completo solamente con la venuta del Messia; la terra promessa verrà data al popolo ebraico discendente di Itzchak completamente ed in eterno, ed anche il regno di David verrà rinnovato con la venuta del suo discendente diretto, il re Mashiach, che verrà presto ai nostri giorni
(Likutè Sichòt vol. 25)
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