La Torà considera l’età come una virtù. Infatti, l’intento del succitato versetto è di dimostrare che i numerosi giorni di Avrahàm recavano un certo spessore, avevano un alto valore, aumentando quindi i meriti del patriarca e rendendolo idoneo a ricevere tutte le benedizioni.

Purtroppo, nelle culture occidentali l’età avanzata è un handicap benchè trattasi esclusivamente di debolezza fisica allorchè l’uomo è stato creato per rendere utile, vita natural durante, agli altri e a se stesso il suo passaggio terrestre. Forte delle sue esperienze e della sua crescita spirituale, un uomo anziano, malgrado l’infiacchimento fisico, è altrettanto utile alla società quanto lo è la gioventù.

La Torà non fa distinzioni tra le diverse fasi della vita, dacché considera la produttività come l’essenza stessa della vita. Il Sign-re ha creato l’essere umano quale suo “socio” nella creazione del mondo. Egli non ha bisogno di ricettacoli passivi capaci solo di chiedere e di ricevere i Suoi doni. Infatti, siamo esseri dotati di un’anima e di una propria volontà con la quale realizziamo e diamo ogni giorno come Egli crea e dà ogni giorno.

Egli desidera ricevere da noi come noi aneliamo a ricevere da Lui.

In questo modo si spiega lo scopo della creazione: la voglia spontanea di realizzare è l’essenza stessa della vita umana. Eppure il concetto di pensione è uno dei caposaldi dei paesi cosidetti “evoluti”. Quanti talenti sprecati! Quando, invece, si considera il corpo come strumento dell’anima le prospettive sono diverse: la maturità mentale rinvigorisce il corpo permettendogli di condurre una vita feconda fino alla fine.

È dunque nostro dovere prodigarci affinchè queste stolte mentalità che alimentano i dirigenti del settore del lavoro cambino e cercare di usufruire al massimo dei patrimoni morali accumulati grazie alle innumerevoli esperienze vissute dalle persone messe a congedo con il prestesto dell’età.

Pertanto, si dovrebbero istituire centri di studi di Torà volti non solo a colmare il loro tempo, ma soprattutto ad inculcare loro nuove nozioni culturali, a incentivare nuovi stimoli e ad eliminare i giustificati sensi di inutilità dei pensionati. Ogni comunità dovrebbe essere munità di questi centri e dovrebbe organizzare ateliers di studio in ogni casa di riposo.

Se le difficoltà della vita non hanno concesso loro di acquisire le risplendenti vedute delle Sacre Scritture, il periodo della pensione offre un’ottima opportunità per studiare e irrobustirsi spiritualmente e intellettualmente: l’istruzione è un’impresa che dura ad vitae aeternam quanto il rendimento professionale. La Torà fornirà loro una nuova concezione della vita, illustrerà il loro valore e potenziale trasformandoli veri in numi tutelari della famiglia e della società.

Questo testo è un riassunto del discorso del Rebbe di Lubavitch che pronunciò in occasione del suo settantesimo compleanno, nel periodo in cui lanciò le summenzionate iniziative e in cui lui stesso si adoperò personalmente a creare 71 nuovi centri educativi e sociali.