“E Avrahàm diventò vecchio e avanti nei suoi giorni; e D-o benedisse Avrahàm in tutto” (Genesi 24:1).
La Torà considera l’età avanzata una virtù e una benedizione. Il termine “zakèn” – vecchio – nella Torà è sinonimo di “saggio”, ed essa ci ingiunge a rispettare le persone anziane in quanto tali, a prescindere dal loro “titolo”, poiché la loro esperienza di vita porta con sé una saggezza ineguagliabile dai più giovani prodigi. Il verso di Bereshìt implica che i giorni della vita di Avrahàm furono colmi di sapienza e compimenti, e ogni successivo giorno rafforzava il suo merito. Inoltre, l’età avanzata è una delle più grandi benedizioni che l’uomo possa ricevere.
Questo contrasta con la cultura contemporanea, secondo cui la vecchiaia è debolezza e gli anziani sono condannati alla passività e al declino. Quest’attitudine parrebbe parzialmente giustificata: di fatto, col passare degli anni, il fisico s’indebolisce. Ma siamo sicuri che il merito e il valore di una persona vadano valutati in base alle sue forze fisiche e alla sua forza-lavoro? L’uomo non è stato creato per reggere a una notte di bagordi; è stato creato per purificare la vita terrena e santificarla. In quest’ottica, la maturità degli anziani compensa e supera la forza fisica presumibilmente affievolita. Se l’anima è solo un motore che governa il modo in cui il corpo provvede alle proprie necessità, allora l’indebolimento fisico dell’età avanzata sarà inesorabilmente affiancato dal deterioramento spirituale e dal declino. Quando invece si considera il corpo come un accessorio dell’anima, è vero il contrario: la crescita spirituale della vecchiaia rinvigorisce il corpo, permettendogli di condurre un’esistenza produttiva per tutto il tempo in cui D-o concede il dono della vita.
La vita: Una definizione
Nella nostra società prevale l’idea che la vita si divide in periodi produttivi e periodi non produttivi. I primi vent’anni portano realizzazioni scarse o nulle, essendo più che altro una preparazione ai successivi quarant’anni, durante i quali si mettono in atto le energie creatrici, l’uomo utilizza quello che è stato investito dai suoi antenati e a sua volta investe nelle generazioni più giovani, ancora “passive”. Quando giunge al suo periodo crepuscolare, si lascia alle spalle le sue vere realizzazioni. Ha lavorato tutta la vita e adesso è tempo di sedersi e godere dei frutti del suo duro lavoro.
La Torà, però, non riconosce questa distinzione tra le tappe della vita. La produttività è essa stessa l’essenza della vita, non lo scopo. La differenza dovuta all’età risiede nel modo in cui la persona è produttiva, non nel fatto che lo sia o meno. Ogni giorno supplementare di vita terrena che D-o concede implica che l’uomo non ha ancora completato la sua missione, che ci sono ancora cose che deve realizzare in questo mondo.
D-o ha creato l’uomo affinché egli sia Suo partner nella creazione. Il Creatore ci concede l’esistenza e ci dà in affido le attitudini e le risorse necessarie ma non vuole che siamo dei ricettori passivi, vuole metterSi in società con noi. Dobbiamo produrre e dare come Lui crea e dà, ed Egli desidera ricevere da noi come noi riceviamo da Lui.
La conseguenza del “pensionamento” è davanti ai nostri occhi: anno dopo anno, l’inattività distrugge milioni di vite e spreca risorse umane di valore. Per porre fine a questa tragedia umana e sociale occorre cambiare la concezione del lavoro e della società e cambiare l’idea che abbiamo della vecchiaia. Le persone anziane sono un valore aggiunto; i cambiamenti fisici sono la conseguenza dell’età ma non costituiscono un buon motivo per ritirarsi dalla vita produttiva, al contrario. Esistono così tante persone in pensione che cercano disperatamente un modo per occupare il tempo. Creiamo ad esempio dei centri di studio di Torà e dei laboratori, dove essi possono trascorrere qualche ora ad arricchire la loro conoscenza e quindi la loro produttività; ciò darà loro una prospettiva luminosa della vita e manifesterà ai loro occhi il loro valore ed il loro potenziale, trasformando il loro status in luce per le loro famiglie, il loro ambiente e l’intera comunità.
Adattato dagli insegnamenti del Rebbe di Lubavitch, per concessione di fr.chabad.org
Parliamone