Abramo non aspettava che la gente venisse da lui a chiedere spiegazioni in merito alla sua fede nell’Unico D-o, una fede che, al suo tempo, appariva come qualcosa di nuovo e sorprendente. Dovunque egli si trovasse, dice la Torà: …egli invocò il nome del Signore D-o Eterno.

I Maestri del Talmud, nel commentare questo passo, affermano: «Non bisogna leggere vayikrà – egli invocò – ma vayakrì – fece sì che altri invocassero».

Abramo diresse i suoi sforzi persino verso i pagani di Canaan, verso una tribù che si trovava così in basso da adorare la polvere dei propri piedi!

Tuttavia, Abramo fece in modo da indurre persino costoro a invocare il nome di D-o. E lo fece nel modo seguente.

Egli aprì un ostello a Beer Sheva, nel deserto, e invitò tutti i viandanti che passavano di là a entrare e godere della sua ospitalità. Offrì a tutti pasti completi che consistevano in carne, vino e frutta; diede loro un letto per dormire e giunse perfino a provvedere affinché vi fossero nell’ostello dei giudici, per comporre le eventuali dispute e vertenze che talvolta sorgevano fra i viandanti!

E quando, dopo aver goduto di tutti i piaceri dell’ospitalità, essi volevano ringraziare Abramo, egli diceva loro: «Benedite Colui che vi ha dato cibo; ringraziate, benedite e lodate Colui la cui parola ha creato l’Universo».

In questo modo egli diffondeva il concetto della presenza Divina nel mondo e, per raggiungere tale scopo, era così generoso nell’offrire la sua ospitalità. Infatti non gli bastava offrire ai suoi ospiti pane e altro cibo sufficiente a sfamarli, gli pareva che non fosse giusto dar loro solo lo stretto necessario, ma riteneva che i suoi ospiti dovessero essere trattati con signorilità, dovessero ricevere qualcosa di speciale, come la frutta, il vino e ogni cibo prelibato, un letto e perfino una Corte per risolvere i loro problemi legali. Cosa, questa, veramente notevole, se consideriamo che egli si prodigava in tal modo benché i suoi ospiti gli fossero del tutto estranei.

Il dare a un altro ciò che gli è indispensabile è un’azione comprensibile, poiché il bisogno di un nostro simile risveglia in noi la pietà. Invece, dare a qualcuno più di quanto gli occorra, qualche cosa che rappresenti un lusso per lui, è un atto che scaturisce dalla bontà del cuore, che è generato da qualcosa che sta più in alto della ragione.

Noi, i discendenti di Abramo, dovremmo emulare il suo nobile esempio. Dovremmo dare il nostro contributo per diffondere l’ebraicità (l’ebraismo della Torà) facendo nostro il motto: Vayaqrì: fare in modo che gli altri invochino il nome di D-o.

(Saggio basato su Likuté Sichòt vol II, p 322; vol I, p 28; vol III, p 770. Pubblicato in Il Pensiero della Settimana a cura del rabbino Shmuel Rodal).