La vita di Sarà è l’esempio di come affrontare tempi difficili. Incontriamo Avrahàm e Sarà per la prima quando, in età già avanzata, sono in procinto di lasciare la terra natia su comando Divino, verso un paese sconosciuto. Arrivano in terra d’Israele, che ai tempi si chiamava Kenaan. La parola “Kenaan” significa anche “mercante”, alludendo alla ricchezza e all’abbondanza; indica anche abbondanza spirituale e vicinanza a D-o. Il Sign-re promette ad Abramo di dare questa terra ai suoi discendenti, e il patriarca erige un altare al D-o che gli è apparso. Ma poco dopo si presenta la prima sfida. Inizia una carestia particolarmente dura, e Abramo e Sara sono costretti a lasciare Kenaan e a recarsi in Egitto. A questo punto accade il famoso episodio in cui Abramo istruisce la moglie di dire che è sua sorella, temendo di essere ucciso affinché Sarà possa essere data in moglie al Faraone. In Kenaan, terra di “abbondanza” spirituale, potevano vivere apertamente come marito e moglie ma con la carestia la situazione cambia; dal punto di vista spirituale infatti, una carestia è un momento in cui la sensibilità verso il Divino è affievolita. “Egitto” in ebraico è “Mitzràim”, parola che denota anche “costrizioni” e “limitazioni”. È in questo contesto di indebolimento spirituale che Abramo dice alla moglie di mentire sul rapporto di parentela. Qual è la differenza tra una moglie e una sorella?

Fratelli e Coniugi

Ci sono momenti in cui ci sentiamo più vicini ai nostri parenti e altri in cui magari scoppia qualche discussione. I fratelli e le sorelle, però, non si scelgono. Che ci piacciano o meno, resteranno nostri consanguinei per tutta la vita, in un rapporto che, comunque vadano le cose, è indissolubile. Il legame con un coniuge è diverso; è un legame che si è scelto e che è soggetto a mutamenti nel corso delle varie fasi della vita. Nei casi estremi può anche arrivare, D-o non voglia, alla rottura. È un amore “creato”, non innato, che unisce due individui di famiglie diverse. Questo è l’aspetto che conferisce intensità al matrimonio e complicità tra i coniugi. Nel Canto dei Cantici, il rapporto tra D-o e gli ebrei viene espresso sia in termini di rapporto consanguineo sia di relazione matrimoniale, parlando di D-o in termini di sorella e moglie. La storia di Avrahàm e Sarà ci mostra che il rapporto con D-o è fatto di entrambi gli elementi e ci insegna anche su quale dei due aspetti fare leva in tempi psicologicamente e spiritualmente duri. Quando si vive in epoche e luoghi dove si percepisce la Presenza Divina, si percepisce anche che D-o è il nostro Amato, il nostro Coniuge. Così, nella terra di Kenaan i nostri patriarchi potevano essere tranquillamente marito e moglie. Quando però le cose cambiano, scoppia una carestia, si è sottoposti a un violento mutamento e a una dura prova, anche la relazione diventa più difficoltosa. Non ci si sente più i ricchi mercanti e ci si sente invece più costretti e limitati. E forse più soli.

La Lezione

“Dì che sei mia sorella”, dice Abramo alla moglie. Questo è il momento di riconoscere che D-o non è solo il nostro Coniuge ma anche un Fratello. Non siamo il popolo di D-o solo perché è quello che sentiamo ma perché la Divinità è innata in noi. Come un legame tra fratelli, non è sempre passionale e idilliaco, anzi, ci possono essere momenti in cui sembra completamente assopito, ma è sempre lì, indissolubile e perpetuo. Dovremmo aspirare a un rapporto con D-o vivo, intenso e colmo di amore, ma quando si attraversa un qualsiasi tipo di “carestia” individuale o collettiva, costrizioni e ristrettezze, la storia dei patriarchi ci insegna ad essere sempre consapevoli che D-o c’è, e possiamo ravvivare e intensificare il rapporto in qualunque momento, e per sempre.

Di Chana Weisberg, chabad.org