La benedizione che si recita al momento della Milà è “Benedetto tu Hashem…. Che ci ha comandato di farlo entrare (il bimbo n.d.r.) nel patto di Avrahàm Avinu". La parashà di Lech Lechà ci racconta che Avrahàm è stato il primo ad essersi circonciso per un ordine ricevuto da D-o, e con ciò egli divenne il primo ebreo e il capostipite di tutti coloro che faranno parte del patto tra Hashèm e gli ebrei. Riguardo a questa mitzvà il Rambam spiega:
“Il motivo per cui noi facciamo la Milà non ha a che fare con la Milà che fece Avrahàm a se stesso e a tutti i membri della propria famiglia; la Milà viene fatta da noi per il comandamento che abbiamo ricevuto da Moshè Rabenu di circonciderci”.
Se è così, come mai allora nella berachà che recitiamo sulla Milà ricordiamo il patto di Avrahàm? Non dovremmo piuttosto citare il patto che abbiamo fatto sul monte Sinai con D-o e dire “Benedetto Tu H’….che ci ha comandati di farlo entrare nel nostro patto con Hashèm? La prima azione apre le strade a quelle successive.
Per capire la ragione di ciò dobbiamo premettere un concetto generale.
La prima volta che viene compiuta un'azione è più difficile rispetto alle successive. Ad esempio, la prova dell’Akedà in cui Avrahàm pensava di dover sacrificare suo figlio era la prima volta in cui D-o metteva l’uomo a questo tipo di prova e per questo essa è considerata la più importante di tutte le prove che gli ebrei subirono nelle generazioni successive. Anche se purtroppo nel corso della storia, ci sono state persone che hanno sacrificato la propria vita e quella di tutti i famigliari, la prova di Avraham viene ricordata comunque, poiché il fatto che Avraham fosse riuscito a superarla la prima volta ha dato la forza ai suoi discendenti di fare altrettanto.
Una mitvà superiore alla coscienza umana.
Questa è la particolarità della Milà rispetto a tutte le altre mitzvòt; Tutte le mitzvòt vengono eseguite coscientemente dall’ebreo, mentre la Milà viene fatta dai genitori ad un bimbo di soli otto giorni senza che il piccolo capisca nulla: la grandezza di questa mitzvà consiste proprio nel fatto che il neonato si unisce al patto con Hashem senza esserne consapevole. Nel compimento di questa mitzvà non viene in aiuto la strada tracciata dai nostri avi che ne facilita l'adempimento, ma viene eseguita da ogni neonato come se ogni volta fosse la prima volta che essa viene compiuta, esattamente come la Milà di Avrahàm. Questo è il motivo per cui, nonostante eseguiamo la Milà perchè D-o ce l'ha comandato al monte Sinai, nominiamo Avrahàm nella berachà.
(Likutè Sichòt vol.10 pg.44)
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