Avrahàm (Abramo) e sua moglie Sarà avevano rispettivamente 75 e 65 anni quando si misero in viaggio verso sud, verso l’Egitto. Lungo il cammino, Avrahàm notò la bellezza di Sarà ed espresse il timore che questo potesse indurre gli egizi ad ucciderlo per introdurre Sarà nel harem del loro re. Egli quindi propose alla moglie questa idea: “Deh, dì che sei mia sorella, affinché attraverso te tutto vada bene per me e io possa vivere grazie a te” (Genesi 12:13). Il fatto però di far credere cha ella fosse sua sorella e quindi non maritata, la esponeva maggiormente al rischio di essere portata dal Faraone. Inoltre, i commentatori biblici spiegano che se Avrahàm fosse stato considerato il fratello di Sarà, avrebbe probabilmente ricevuto dei doni sotto forma di oggetti in argento e bestiame. Com’è possibile che il primo patriarca, il primo coniuge ebreo e il prototipo della gentilezza fosse così materialista? Il suo altruismo l’aveva portato a issare la sua tenda con quattro aperture, una su ogni lato, in maniera che la sua dimora fosse sempre aperta ai viandanti, da qualsiasi direzione venissero, e proprio lui pensa ad accaparrarsi l’argento dagli egizi?

La domanda ha suscitato l’attenzione di tutti i commentatori della Torà, incluso l’autore dello Zòhar, che offre la seguente spiegazione.

«Rabbi Elièzer chiese: Avrahàm, timoroso di D-o e amato dall’Onnipotente, avrebbe potuto pronunciare queste parole nel suo proprio ed esclusivo interesse? E spiegò: nonostante Avrahàm temesse il Sign-re, non si affidava al suo proprio merito e non chiese a D-o di salvare Sarà in virtù di esso ma per merito di lei; sapeva anche che per merito della sua sposa avevano accumulato ricchezze da tutte le nazioni, poiché un uomo acquisisce denaro per merito della moglie. Egli quindi contò solo sul merito della sua consorte affinché gli egizi non la toccassero…»

Secondo lo Zòhar, Abramo ragionò in due direzioni: da un lato egli non pensava di meritare di essere salvato dalla morte ma aveva assoluta fiducia che D-o non avrebbe permesso a chicchessia di abusare della sua santa sposa. Sapeva che Sarà non correva nessun pericolo, nemmeno passando per sua sorella. In secondo luogo, egli conosceva la regola Divina per cui i guadagni sono accordati all’uomo per merito della moglie. E fu così. Sarà fu catturata ma poche ore dopo venne liberata; nessuno l’aveva toccata. Dal canto suo, il Faraone elargì ad Avrahàm ricchezze a profusione.

Se in molte circostanze un uomo deve difendere l’onore e l’incolumità della moglie, in altre deve mettersi da parte e avere fiducia nella peculiarità che la donna ha di potersi proteggere. Sarà fu perfino avvantaggiata dal fatto che Abramo non si fece coinvolgere in prima persona.

Lo Zòhar paragona l’unione di Avrahàm e Sarà a quella dell’anima e del corpo e questo porta a uno straordinario parallelo tra il viaggio in Egitto dei patriarchi e il nostro viaggio della vita. L’anima scende su questa terra e si associa ad un corpo, cercando di proteggerlo da ogni male. Ma il corpo ha una precisa missione da compiere poiché, in quanto entità fisica, può dedicarsi al mondo materiale: il suo lavoro consiste nel lavorare, costruire, produrre, comprare… il tutto tentando di impiantare nel mondo materiale la consapevolezza dell’esistenza di D-o. L’anima vorrebbe istintivamente proteggere il corpo dal materialismo più rozzo ma è costretta a lasciarlo fare. Inoltre, i profitti ottenuti dalle fatiche del corpo apportano un beneficio considerevole anche all’anima.

Avrahàm, lo sposo perfetto, e Sarà, la quintessenza della donna ebrea, rappresentano l’esempio della coppia modello. La donna è spesso occupata nelle sue faccende materiali. Esattamente come il corpo, essa costruisce, produce, organizza e si immerge nella materialità e nella fisicità. Esattamente come Sarà, può sembrare che essa venga condotta di forza nel palazzo del Faraone dove regnano materialismo ed edonismo.

Ma un uomo perspicace sa che sua moglie è al sicuro, poiché le donne hanno un dono: l’attitudine innata a considerare la materialità come mezzo per raggiungere uno scopo più grande, uno scopo Divino. È con questo obiettivo che esse fanno sorgere la consapevolezza della Divinità in ogni aspetto dell’esistenza.