D-o dice ad Avrahàm : “Vai per te, dalla tua terra, dal tuo paese natale, dalla casa di tuo padre verso la Terra che ti mostrerò” (Genesi XII:I). Trenta secoli fa viveva un settantacinquenne che poteva guardarsi indietro e ammirare una vita pienamente realizzata. Da bambino il suo ingegno aveva capito la Verità che alimenta l’Universo scoprendo l’esistenza di un Unico D-o. Egli si eresse da solo contro il mondo intero ciecamente dedito al paganesimo, conducendo molte persone a seguire un credo monoteista basato su regole morali prima d’ora sconosciutissime. Poi arrivò l’appello Divino: “Vai, lascia la tua terra. Ora che sei consapevole del potenziale delle tue forze coscienti, 'Vai per te', alla scoperta del tuo vero Io. Ti indicherò la Terra che costituisce l’essenza di te stesso, una terra che si estende al di là della terra che ti ha dato i natali e ove sei cresciuto”.

Tre fattori principali contribuiscono alla struttura di un uomo: l’istinto, l’ambiente e la ragione.

La vita comincia con le inclinazioni che formano la psiche ed il carattere. Sopraggiungono, in seguito, gli apporti dell’ambiente circostante, i genitori e la società, che influiscono sulla nostra anima. Infine, a maturità raggiunta, l’intelletto è modellato. Il raziocinio umano è l’unico ad essere talmente aguzzo da potersi sviluppare indipendentemente dai condizionamenti genetici.

“La tua terra”. In ebraico “terra” si traduce con “Èretz” la cui radice etimologica è “Ratzòn - volontà, desiderio”, dunque, D-o ordina d avrahàm: “separati dai tuoi desideri, dai tuoi istinti”. “Moladetechà - Il tuo paese natale” rappresenta la famiglia e la società. “Beit Avìcha - la casa di tuo padre” si riferisce all’uomo maturo e razionale, già in grado di plasmare la sua mente e la sua personalità per mezzo di un’obiettività che sconfina l’intelletto. Di norma, questa è l’ultima fase della crescita mentale dell’essere umano. In realtà, l’intelletto è sempre in balìa delle sue carenze, in quanto, nonostante gli sforzi e i risultati, rimane comunque prigioniero del suo ego.

Ma esiste un Io più elevato per l’uomo libero dai vincoli fisici. È la Scintilla Divina che risiede nel nucleo della sua anima, il Ratzòn, che Hashem ha infuso in lui: “Èretz”, che D- ha promesso ad Avrah0m. Nel suo viaggio esplorativo, Avrahàm dovette lasciare la Mesopotamia e rinnegare la cultura pagana di Ur Kasdìm e di Charàn. Ma Hashem esige di più. Avrahàm era già anziano e il suo operato molto fruttuoso, eppure D-o gli ingiunge di partire: “Dopo aver respinto le tue origini idolatre ora devi trascendere il tuo passato positivo. Devi sorpassare te stesso sebbene tu abbia raggiunto la perfezione. Ma la perfezione umana non è sufficiente”. Ogni realizzazione umana, per quanto compiuta possa essere, è limitata dalla stessa natura umana.

Questo fu dunque il primo comandamento Divino al primo uomo ebreo: “Esci dai tuoi limiti per accedere allo “io” che solo Io posso indicarti, lo “io” che che costituisce una sola entità con Me”.